Subscribe Twitter FaceBook

giovedì 28 gennaio 2010

La fetta del disonore e la crisi nei rapporti di lavoro


La notizia è di qualche giorno fa "Licenziata per una fetta di formaggio. Ma il giudice condanna Mc Donald's"
e racconta di una dipendente olandese della nota catena di fast food messa alla porta per aver arricchito con una fetta di formaggio il panino acquistato da un altro dipendente. In pratica l'azienda ha contestato una sorta di "indebita usurpazione del cheeseburger" e la condanna, in realtà si è tradotta in 4.200 euro pari ai cinque mesi di lavoro persi per l'interruzione anticipata della rapporto di lavoro a tempo determinato. Il caso è diventato l'altro giorno lo spunto di un Buongiorno di Massimo Gramellini (la rubrica che il giornalista tiene in prima pagina su La Stampa), una riflessione amara di come siano diventati i rapporti di lavoro in questo mondo globalizzato, senza anima, e spesso senza rispetto per quello che gli industriali di un tempo ritenevano un bene prezioso al pari di immobili e macchinari: l'operaio.
Vale la pena di leggerla questa riflessione, è un buon viatico per affrontare un anno che sarà pure di ripresa, ma che a detta di molti non promette nulla di buono sul fronte occupazionale.
Buona lettura, la riflessione si chiama: La fetta del disonore.







da la Stampa del 27 gennaio 2010

La fetta del disonore

Cosa stiamo diventando? A Lemmer, in Olanda, una commessa di McDonald’s è stata licenziata per aver integrato l’hamburger di una collega, regolarmente pagato, con una fettina di formaggio. Ma in tal modo, ha spiegato la multinazionale con assoluta serietà, il panino cambiava status, rientrando nella categoria, più costosa, dei cheeseburger. Il giudice, di sicuro un vecchio arnese del garantismo, ha sostenuto che il corpo del reato - la sottiletta - non fosse paragonabile al danno inferto alla lavoratrice - il licenziamento. Se la sciagurata avesse spruzzato sopra il panino anche un po’ di ketchup, l’avrebbero giustiziata nella friggitoria delle patatine? La ladra di formaggio ha vinto la causa, ma non ha riavuto il posto. Solo 4.500 euro, equivalenti a cinque mesi di stipendio. L’altro ieri avevamo appreso che un altro marchio del consumismo globale, Carrefour, stava disciplinando le pause-pipì per il personale. Una per turno e i prostatici si aggiustino con i pannoloni. Chissà se la norma varrà anche per le evacuazioni dei capi. E chissà se i manager di McDonald’s pagano i loro hamburger fino all'ultimo cent, ammesso che non si concedano di meglio a spese dell’azienda.
Quand’ero ragazzo imperavano il permissivismo e l’egualitarismo: il lavoratore era sacro sempre e comunque, non si licenziavano neanche i disonesti e gli ignavi. Adesso stiamo tornando a uno sfruttamento che, con le dovute proporzioni, ricorda certe pagine di Dickens. Così il pendolo della storia continua a oscillare, senza mai fermarsi dove dovrebbe: nel giusto mezzo.

0 commenti: