Marco Garatti |
"Chi ci va di mezzo, come sempre, sono persone innocenti - spiega il medico che lo scorso anno fu arrestato in Afghanistan con accuse false pagando lo scotto di una presenza scomoda e critica in un paese in guerra -. Forse non si sarebbe dovuto dare così potere e riconoscimento a Gheddafi: in fondo, che cosa è cambiato da quando lo abbiamo ospitato in Italia circa sei mesi fa? Se è un dittatore sanguinario ora, lo era anche allora, quando lo si definiva un grande statista. Non è bombardando a raffica Tripoli, come sto vendendo, che si contribuirà a interrompere il percorso al massacro iniziato da Gheddafi. Ci si accorge solo ora degli abusi sui diritti umani commessi dal Colonnello? Buttarla ancora una volta sulla guerra umanitaria, dire che bombardiamo per la pace, non ha senso: questa formula ha stancato". Così come, prosegue, parlare di rischio terroristico integralista. "Non credo proprio nel rischio vero della presa di potere di attivisti che appartengono a un'organizzazione sovranazionale e che gestirebbe il terrore, Al Qaeda, per intenderci: in Egitto i musulmani hanno già accettato le regole democratiche e non vedono l'ora di riformare il Paese. In Libia la sollevazione è prettamente interna".
Non so come la pensiate voi, ma io sto con Marco Garatti, come sto con quelli che, ancora una volta, su questa guerra come su altre dicono le cose come stanno. Ad esempio che Brescia, tradizionalmente, arma molte delle parti in conflitto. Lo sottolinea sempre su Bresciaoggi Fabio Corazzina, prete di Pax Christi che non manca di mettere in mora la propria diocesi per i troppi silenzi sul conflitto.
Si finge di non vedere, sottolinea don Fabio, così come sembra dire fra le righe Marco Garatti. Si finge di non vedere che la guerra, nel bene e nel male mette a nudo le nostre contraddizioni: i pacifisti che tacciono, i politici che si scoprono contro la guerra per ragioni elettorali o per semplice cinismo, quelli che agitano la guerra giusta ben sapendo che l'unico giovamento sarà al proprio portafoglio.
Insomma non esiste la guerra giusta, così come non esiste il tiranno a corrente alterna. E la pace non si costruisce nelle piazze con gli appelli, ma con l'impegno che va oltre i conflitti. Ma di questo parleremo nel prossimo post...
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