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giovedì 3 marzo 2011

Le dieci cose che servirebbero per rifondare l'Italia. Mandaci il tuo elenco

Voglio fare un esperimento, un gioco: forse riuscirà, forse no, ma ci provo. Roberto Saviano in occasione del lancio del suo nuovo libro che raccoglie i monologhi scritti per la trasmissione tv "Vieni via con me" ha voluto elencare su Repubblica le dieci cose per le quali varrebbe la pena vivere.
Così voglio provare a fare un elenco anche io e voglio invitare chi legge questo post a fare altrettanto. Visto che siamo ad una manciata di giorni dal 17 marzo, giorno scelto per festeggiare i 150 anni dell'Unità d'Italia, proviamo a rifondarla questa Italia. Unita o federale poco importa, perchè è la sostanza che conta, non la forma. Proviamo quindi a scrive cosa servirebbe a questa Italia per rinascere. Mandatemi per mail, scrivete un commento (vedi sotto le istruzioni), utilizzate la pagina facebook di questo blog, fate come volete, ma speditemi il vostro elenco, li pubblicheremo il 17 marzo, con la recondita speranza che tutto ciò non rimanga solo un esercizio di stile.
Ecco il mio elenco:

LE DIECI COSE CHE SERVIREBBERO PER RIFONDARE L'ITALIA

  1. Che la parola onesto non facesse più rima con coglione. 
  2. Che si rispolverasse questa frase latina, che troppo spesso abbiamo dimenticato ma che è per tutti una piccola regola di vita: "Iuris praecepta sunt haec: honeste vivere alterum non laedere, suum cuique tribuere" (Traduzione: "Le regole del diritto sono queste: vivere onestamente, non recare danno ad altri, attribuire a ciascuno il suo").
  3. Che non si avesse paura di riscoprire la parola "silenzio" così come l'ho sentita declinare da Enzo Bianchi, priore della comunità di Bosè: "Il silenzio ci insegna a parlare, ci aiuta a discernere il peso delle parole, porta a interrogarci su quanto abbiamo detto o sentito: nessun mutismo, ma quel silenzio che restituisce ad ogni parola un significato, che impedisce ai suoni di diventare i rumori che trasforma il "sentito dire" in ascolto".
  4. Che si tornasse a ragionare di scuola così come l'ho sentito fare nelle parole dello scrittore Domenico Starnone: "La scuola peggiore è quella che esclama: meno male, ne abbiamo bocciati sette, finalmente abbiamo una bella classetta. La scuola migliore è quella che dice: che bella classe, non ne abbiamo perso nemmeno uno".
  5. Che fosse un'Italia senza paure: paura degli altri, paura del diverso, paura del potente, paura del delinquente, paura del prepotente.
  6. Che fosse un'Italia di uomini e di donne cittadini e non di uomini e di donne divisi in chi sta sopra e chi sta sotto.
  7. Che fosse un'Italia capace di coltivare la propria memoria, sapendo investire su di essa. Affinchè possa imparare dagli sbagli commessi e possa far fruttare le eccellenze di un tempo.
  8. Che fosse un'Italia in grado di rispettare i giovani così come i vecchi. Dando ai primi i giusti strumenti per crescere e scommettere sul futuro e ai secondi le giuste sicurezze per ripagarli delle fatiche di una vita.
  9. Che fosse un'Italia in grado di mettere ognuno in condizione di far fruttare i propri talenti senza penalizzazioni e senza corsie preferenziali: con l'onesta dei giusti.
  10. Che non ci fossero più le condizioni in Italia per far dire alla mia amica Luisa che gira il mondo per lavoro "ma all'estero è diverso" e alla mia amica Belkys che vive in Venezuela "Sveglia!".

Questo è il mio elenco: ora mandatemi i vostri.
Come?
1) per mail a toresini63@gmail.com
2) commentando questo post
3) cliccando qui sopra per accedere alla pagina facebook di questo blog e lasciando il vostro elenco in bacheca.
4) mandandomi un messaggio dal mio profilo di Facebook (cliccate qui per arrivarci)
Vi aspetto... il 17 marzo è vicino

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