lunedì 14 marzo 2011
Il ministro, la scuola e le domande di un genitore
Maryyyyyy, Marystar! Luciana Littizzetto la chiamerebbe così, lei ex insegnante, che ora siede tra i banchi solo per fiction, il ministro per l'istruzione Mariastella Gelmini da Brescia, che ieri da Fabio Fazio ha difeso la sua idea di scuola uscita dalla riforma spiegando di non aver tagliato risorse, ma solo gli sprechi. Mi è sembrata la solita difesa d'ufficio, il solito procedere per slogan (in questo molti giornali oggi hanno sottolineato le critiche piovute su questo aspetto) cercando di accreditare una scuola migliore e più razionale, prendendosela con professori e bidelli, ma eludendo un tema importante come quello della qualità della proposta scolastica e delle risorse (inesistenti) per migliorarla. Mariastella Gelmini continua a sostenere di voler pagare di più i professori, di aver fatto tutto questo per rendere fattibile tale progetto, ma fino ad ora tutto ciò è rimasto lettera morta: sotto gli slogan, il nulla.
Da genitore di due figli in età scolare, che non manda i figli alla scuola privata per scelta anche se è tutt'altro che un ateo comunista, alla ministra bresciana vorrei fare alcune semplici domande alle quali vorrei risposte scevre da slogan e polemiche.
1) Mio figlio il prossimo anno frequenterà la prima media, stessa scuola frequentata dal primogenito oggi alle superiori: perchè, a distanza di quattro anni, per chi approda alla secondaria di primo grado la qualità della proposta educativa è peggiorata, si è fatta più incerta e nebulosa, ostaggio delle ristrettezze di bilancio e di altri tagli in vista?
2) Perchè anche alle elementari la proposta si è fatta più smunta? Che fine ha fatto, ad esempio, l'informatica prima venduta come la grande innovazione del nuovo millennio e poi abbandonata a se stessa come un vecchio Commodore 64 (si fa come e quando si può)?
3) Come concilia i suoi proclami per restituire efficienza alla scuola pubblica (a proposito: fino ad ora ad aver ricevuto risorse in questi ultimi anni sono state le scuole private) con l'ennesima lettera del provveditore agli studi di Milano che invita i dirigenti scolastici delle medie a non promettere ai genitori quello che non potrebbero non essere in grado di garantire come tempo pieno e seconda lingua straniera (destinata a passare da grande innovazione a spreco di risorse)?
Questa è la realtà con la quale noi genitori ci confrontiamo ogni giorno (per non parlare di quei servizi collaterali garantiti dai Comuni, mandati in soffitta per ristrettezze di bilanci e tagli sulla spesa pubblica), gli slogan, a noi, interessano poco e l'interesse corporativo che difendiamo non è nè quello dei bidelli, nè quello dei professori: è quello dei nostri figli che, per fortuna, non hanno sentito le sue parole da Fazio. Ed erano già a letto quando, dopo due risate con Luciana Littizzetto, è iniziato "Presa diretta". Riccardo Iacona e i suoi collaboratori saranno anche dei pericolosi comunisti, ma hanno raccontato una scuola diversa da quella che lei aveva appena tentato di affrescare da Fazio. Chi ha detto la verità, chi ha dipinto con obiettività la realtà? L'esperienza quotidiana di ognuno di noi sarà il miglior giudice.
Da genitore di due figli in età scolare, che non manda i figli alla scuola privata per scelta anche se è tutt'altro che un ateo comunista, alla ministra bresciana vorrei fare alcune semplici domande alle quali vorrei risposte scevre da slogan e polemiche.
1) Mio figlio il prossimo anno frequenterà la prima media, stessa scuola frequentata dal primogenito oggi alle superiori: perchè, a distanza di quattro anni, per chi approda alla secondaria di primo grado la qualità della proposta educativa è peggiorata, si è fatta più incerta e nebulosa, ostaggio delle ristrettezze di bilancio e di altri tagli in vista?
2) Perchè anche alle elementari la proposta si è fatta più smunta? Che fine ha fatto, ad esempio, l'informatica prima venduta come la grande innovazione del nuovo millennio e poi abbandonata a se stessa come un vecchio Commodore 64 (si fa come e quando si può)?
3) Come concilia i suoi proclami per restituire efficienza alla scuola pubblica (a proposito: fino ad ora ad aver ricevuto risorse in questi ultimi anni sono state le scuole private) con l'ennesima lettera del provveditore agli studi di Milano che invita i dirigenti scolastici delle medie a non promettere ai genitori quello che non potrebbero non essere in grado di garantire come tempo pieno e seconda lingua straniera (destinata a passare da grande innovazione a spreco di risorse)?
Questa è la realtà con la quale noi genitori ci confrontiamo ogni giorno (per non parlare di quei servizi collaterali garantiti dai Comuni, mandati in soffitta per ristrettezze di bilanci e tagli sulla spesa pubblica), gli slogan, a noi, interessano poco e l'interesse corporativo che difendiamo non è nè quello dei bidelli, nè quello dei professori: è quello dei nostri figli che, per fortuna, non hanno sentito le sue parole da Fazio. Ed erano già a letto quando, dopo due risate con Luciana Littizzetto, è iniziato "Presa diretta". Riccardo Iacona e i suoi collaboratori saranno anche dei pericolosi comunisti, ma hanno raccontato una scuola diversa da quella che lei aveva appena tentato di affrescare da Fazio. Chi ha detto la verità, chi ha dipinto con obiettività la realtà? L'esperienza quotidiana di ognuno di noi sarà il miglior giudice.
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