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domenica 20 marzo 2011

Libia: dilemma di un pacifista


Vista sul divano di casa la guerra di Libia e' una cosa desolante per come ne parla la tv di stato e quella parastatale (Rai e Mediaset) tra Ballando con le Stelle e La Corrida. Da giornalista mi sento un po' in crisi perché: e' come se alla guerra sotto casa si preferisse un twist, tranquillo come una camomilla. Brutta pagina di un giornalismo bolso e frastornato.
Ma, da pacifista dentro, e' un altro il dilemma che mi assilla: e' la risposta giusta?
Gheddafi giustifica una guerra? Invidio chi ha risposte pronte, chi non ha mai dubbi, chi tira dritto anche se sa di dover abbattere un muro.
Io qui vacillo: fatico a capire come dai baciamano si sia passati ai missili, dagli ammiccamenti alle condanne.
Fatico a capire tanta determinazione per la Libia e altrettanta titubanza per altri soprusi dimenticati: dal sud Sudan al Rwuanda.
Fatico a capire (o meglio capisco ma non mi adeguo) la logica degli interessi e delle lobby che dividono le guerre in conflitti di serie A e serie B. Fatico a capire questa Realpolitik da superpotenze in cui noi siamo sempre dei nani.
Fatico. Guardo il primo missile partire da una portaarei americana e non riesco a vedere oltre quei bagliori la lotta giusta contro il tiranno, la solidarietà occidentale per la democrazia nascente.
Scusatemi, sono un pacifista pieno di limiti. Ma che non fatica ad ammettere il disagio di una notte passata sul divano di casa ad ascoltare bollettini di guerra.



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