L'ex ministro tedesco Karl-Theodor zu Guttenberg |
In Germania il trentanovenne aristocratico Karl-Theodor zu Guttenberg (Cdu) ministro della difesa del governo di Angela Merkel, ha gettato la spugna. La sua colpa? Aver copiato la tesi che gli aveva fruttato il dottorato (qualifica alla quale, dopo lo scandalo del plagio, aveva già rinunciato). L'ex ministro copia-incolla, promettente leader del partito, si ritira in buon ordine finendo per sancire un principio: l'onesta intellettuale è predominate rispetto al gioco politico che, inevitabilmente, ha accompagnato anche in Germania questa vicenda. "La società civile - ha scritto Gian Enrico Rusconi su La Stampa - ha mostrato di avere ancora due principi fermi. Primo: un uomo politico non deve mentire mai, in nessuna circostanza, anche privata. Secondo: l’attività scientifica, con le sue procedure e i suoi criteri di giudizio, non è un valore sociale di secondo livello".
Un principio che sembra distante anni luce rispetto all'Italia dove, anche ieri, ci si interrogava in Parlamento se concedere l'autorizzazione all'arresto di un parlamentare (questa volta Pd) coinvolto in una inchiesta giudiziaria. Come se i deputati e senatori fossero giudici di se stessi e non custodi di una libertà di pensiero e di opinione che non sembra proprio messa in dubbio dagli atti della magistratura approdati in queste settimane a Montecitorio (dall'autorizzazione a perquisire gli uffici del commercialista di Berlusconi alla autorizzazione all'arresto del senatore pugliese Alberto Tedesco).
Quanto la nostra etica di Stato sia lontana da Berlino lo spiega oggi in un'editoriale apparso su Bresciaoggi anche Bruno Cescon, sacerdote, docente e scrittore. "Inutile chiedersi - scrive- che cosa succederebbe nel nostro paese? Al di là delle possibili strumentalizzazioni politiche la risposta spontanea suona fragorosamente: non succederebbe un bel niente. (...) Non parliamo delle nostre scuole dove copiare è considerato assai spesso un atto di intelligenza, un segno di grinta, una furbizia lecita di chi è sveglio. Va ricordato che negli Stati Uniti non vi è neppure bisogno dell'occhio vigile dei docenti per evitare che si copi. E' sufficiente l'esecrazione sociale per inibire l'imbroglio nei compiti".
Insomma anche comportamenti semplici come copiare e mentire altrove rappresentano condotte private talmente esecrabili da diventare intollerabili in capo ad un personaggio pubblico (ricordiamo che Bill Clinton rischiò lo scranno di presidente non per i rapporti "hot" con Monica Lewinsky, ma perchè mentì sulla natura di quella relazione). "Un eccesso - si chiede ancora Bruno Cescon -? In realtà torna buona la convinzione che chi è disposto a ingannare nella sua vita privata sarà tentato di farlo anche nello svolgere una funzione pubblica. Insomma si è propensi a pensare che i vizi privati diventino anche vizi pubblici".
Il rigore, insomma, ha una ratio ben precisa e rappresenta il fulcro di una convivenza pubblica che, mirando al bene comune, non può tollerare il sospetto che in gioco ci sia l'interesse del singolo. In questa visione rigorosa - osserva Cescon - "di quante dimissioni dovrebbe essere segnato il popolo delle nostre autorità pubbliche? E per fatti che oseremmo dire ben più consistenti!" La domanda è ovviamente retorica, ma solo il doverla fare mette tristezza perchè esistono dei principi che nemmeno dovrebbero essere messi in discussione per ogni cittadino che si senta tale e per chi sceglie il "servizio" (altra parola troppo spesso sostituita dal più utilitaristico "mestiere") in politica.
Purtroppo, in questo inedito derby Italia-Germania sul campo dell'etica di Stato, è amaro constatarlo, hanno vinto loro.
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