martedì 28 settembre 2010
Sanità: quando è terra di conquista
Tutto è pronto o quasi. Il 30 giugno una delibera della Regione Lombardia ha dettato le regole per l'aggiornamento degli elenchi dei manager aspiranti alle cariche di direttore generale, direttore sanitario e direttore sociale di Asl, ospedali e istituti di ricerca lombardi. Le domande dovevano essere consegnate entro il 23 di agosto e ora si stanno aggiornando gli elenchi di coloro che ambiscono a dirigere la sanità lombarda.
Ma non sono questi adempimenti burocratici a mettere in fibrillazione i piani alti di ospedali e Asl. Non è nemmeno la curiosità di vedere chi aspira ad un posto da "capo", perchè si sa come funzionano queste cose: la sanità è come il risiko, tutta questione di carri armati e bandierine. E c'è qualcuno che scalpita più di altri in questa partita che in passato ha riservato ai veritici regionali figuracce da barbari che si spartiscono il bottino (ricordate quella conversazione sulle nomine tra politici del Pirellone del gennaio 1995, ascoltata via telefono e trascritta da una giornalista del Corriere e trascritta sul quotidiano con ampio clamore?). Quel qualcuno porta un fazzoletto con il Sole delle Alpi nel taschino della giacca e vuole contare in Sanità quanto il carico di voti mietuto alle ultime regionali gli offre secondo i canoni della buona e sana lotizzazione.
Se la Lega punta i piedi per le Fondazioni bancarie nel nome di una vicinanza al territorio (Tosi docet) figuriamoci se sta alla finestra quando a fine anno si consumerà la battaglia per il rinnovo dei direttori generali di ospedali e Asl lombardi.
Oggi sul Corriere Giuseppe Baiocchi, ex direttore della Padania, distilla un'analisi sui nuovi spazi che la Lega va cercando. "Il ruolo di rappresentanza riconosciuto dal popolo sovrano - spiega - apre spazi di potere reale e non "parallelo" nell'ambito del complesso sistema di potere pubblico e semi-pubblico disegnato nella struttura della società dalle leggi e dalle consetudini di un passato non certo recente. E ci sono già avvisaglie nel settore strategico della Sanità. Si stanno già predisponendo i "pacchetti di mischia" di un match di rugby non necessariamente vincolato dalla correttezza sportiva".
Così a Brescia (due Asl, tre aziende ospedaliere) già si dice che oltre all'Azienda ospedaliera di Desenzano dove già ha propri uomini (gran parata leghista la scorsa settimana per l'inaugurazione di alcuni reparti rinnovati), il "Sole delle Alpi" potrebbe sorgere sull'Asl del capoluogo o sull'azienda ospedaliera di Chiari, cittadina retta da un senatore leghista influente come Sandro Mazzatorta. E che dire della Valcamonica (unico esempio in cui l'azienda sanitaria amministra anche quella ospedaliera), tanto cara ai leghisti non solo perchè Umberto Bossi vi passa le vacanze, ma anche perchè la geografia padana ha elevato da sempre quel territorio al rango di provincia? Qualche poltrona trema, qualche manager si sente con le ore contate e gioca tutte le sue carte.
"E' in corso sotto traccia - spiega ancora Baiocchi - un improvviso riverniciarsi di "verde padano" (l'unico che resta) di manager di terza e quarta fila: chissà se anche per loro vige ancora l'antico apprendistato da attacchini con colla e manifesti, come prova di fedeltà identitaria? O forse la Lega in questi ambiti non ha (come è accaduto ad esempio in Rai) "sederi fidati" a sufficienza per le sedie da occupare?". Secondo Baiocchi il movimento "da sindacato del territorio è costretto ad interrogarsi su quanto sia produttivo rivendicare e legittimamente piantare bandierine e quanto sia invece indispensabile mantenere la sensibilità giusta per la tenuta del quadro complessivo dell'alleanza".
"Piantare bandierine non ha prezzo", direbbe la pubblicità di una famosa carta di credito. Ma, mire della Lega a parte (la lottizzazione, ahinoi, è da sempre l'anima della politica), viene da chiedersi quale sia la convenienza per il cittadino. Quello stesso cittadino che recentemente si è visto praticamente dimezzare dall'Asl gli ambulatori vaccinali pediatrici con buona pace dei disagi e dei trasferimenti. E nel silenzio colpevole dei manager sanitari di cui si sbandiera la professionalità anche se al vento, spesso, garrisce solo la fede politica. Vera o presunta.
SANITA' UNA PUNTATA DI REPORT SULLA SANITA' LOMBARDA (PARLA ANCHE DI BRESCIA)
Ma non sono questi adempimenti burocratici a mettere in fibrillazione i piani alti di ospedali e Asl. Non è nemmeno la curiosità di vedere chi aspira ad un posto da "capo", perchè si sa come funzionano queste cose: la sanità è come il risiko, tutta questione di carri armati e bandierine. E c'è qualcuno che scalpita più di altri in questa partita che in passato ha riservato ai veritici regionali figuracce da barbari che si spartiscono il bottino (ricordate quella conversazione sulle nomine tra politici del Pirellone del gennaio 1995, ascoltata via telefono e trascritta da una giornalista del Corriere e trascritta sul quotidiano con ampio clamore?). Quel qualcuno porta un fazzoletto con il Sole delle Alpi nel taschino della giacca e vuole contare in Sanità quanto il carico di voti mietuto alle ultime regionali gli offre secondo i canoni della buona e sana lotizzazione.
Se la Lega punta i piedi per le Fondazioni bancarie nel nome di una vicinanza al territorio (Tosi docet) figuriamoci se sta alla finestra quando a fine anno si consumerà la battaglia per il rinnovo dei direttori generali di ospedali e Asl lombardi.
Oggi sul Corriere Giuseppe Baiocchi, ex direttore della Padania, distilla un'analisi sui nuovi spazi che la Lega va cercando. "Il ruolo di rappresentanza riconosciuto dal popolo sovrano - spiega - apre spazi di potere reale e non "parallelo" nell'ambito del complesso sistema di potere pubblico e semi-pubblico disegnato nella struttura della società dalle leggi e dalle consetudini di un passato non certo recente. E ci sono già avvisaglie nel settore strategico della Sanità. Si stanno già predisponendo i "pacchetti di mischia" di un match di rugby non necessariamente vincolato dalla correttezza sportiva".
Così a Brescia (due Asl, tre aziende ospedaliere) già si dice che oltre all'Azienda ospedaliera di Desenzano dove già ha propri uomini (gran parata leghista la scorsa settimana per l'inaugurazione di alcuni reparti rinnovati), il "Sole delle Alpi" potrebbe sorgere sull'Asl del capoluogo o sull'azienda ospedaliera di Chiari, cittadina retta da un senatore leghista influente come Sandro Mazzatorta. E che dire della Valcamonica (unico esempio in cui l'azienda sanitaria amministra anche quella ospedaliera), tanto cara ai leghisti non solo perchè Umberto Bossi vi passa le vacanze, ma anche perchè la geografia padana ha elevato da sempre quel territorio al rango di provincia? Qualche poltrona trema, qualche manager si sente con le ore contate e gioca tutte le sue carte.
"E' in corso sotto traccia - spiega ancora Baiocchi - un improvviso riverniciarsi di "verde padano" (l'unico che resta) di manager di terza e quarta fila: chissà se anche per loro vige ancora l'antico apprendistato da attacchini con colla e manifesti, come prova di fedeltà identitaria? O forse la Lega in questi ambiti non ha (come è accaduto ad esempio in Rai) "sederi fidati" a sufficienza per le sedie da occupare?". Secondo Baiocchi il movimento "da sindacato del territorio è costretto ad interrogarsi su quanto sia produttivo rivendicare e legittimamente piantare bandierine e quanto sia invece indispensabile mantenere la sensibilità giusta per la tenuta del quadro complessivo dell'alleanza".
"Piantare bandierine non ha prezzo", direbbe la pubblicità di una famosa carta di credito. Ma, mire della Lega a parte (la lottizzazione, ahinoi, è da sempre l'anima della politica), viene da chiedersi quale sia la convenienza per il cittadino. Quello stesso cittadino che recentemente si è visto praticamente dimezzare dall'Asl gli ambulatori vaccinali pediatrici con buona pace dei disagi e dei trasferimenti. E nel silenzio colpevole dei manager sanitari di cui si sbandiera la professionalità anche se al vento, spesso, garrisce solo la fede politica. Vera o presunta.
SANITA' UNA PUNTATA DI REPORT SULLA SANITA' LOMBARDA (PARLA ANCHE DI BRESCIA)
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