giovedì 30 settembre 2010
Adro: silenzio si lavora
Lo confesso: spero di essere smentito in tempo reale. Spero che mentre scrivo da casa questo post qualcuno, da qualche parte, stia firmando un documento che rompa il silenzio istituzionale, detti la linea, ci dica che continuiamo ad essere uno stato unitario e non una frantumazione di pianeti, o meglio una galassia di tanti piccoli soli. Padani.
Seguo per lavoro la vicenda di Adro e quello che colpisce, comunque la si pensi, è il silenzio istituzionale, quello di chi dovrebbe dettare la linea ad un sindaco imprevedibile come Oscar Lancini, colui che ha tapezzato di simboli leghisti la nuova scuola intitolata a Gianfranco Miglio. L'ultimatum lanciato dal ministro dell'Istruzione Maristella Gelmini rischia di cadere nel vuoto, vuoi per la scarsa e tardiva convinzione con il quale è stato mandato (il ministro si è affrettato a dire dopo aver spedito la lettera "la polemica è chiusa"), vuoi per l'oggettiva scarsa efficacia di un provvedimento simile. Paradossalmente sembra che la Gelmini abbia più titolo per far traslocare in terra neutrale la scuola, che per imporre ad un sindaco di rimuovere i simboli. L'unica via percorribile, dunque, sembra quella di un provvedimento del ministero dell'Interno o del suo rappresentante, il Prefetto. Qualche direttiva per casi similare pare sia già stata emanata in passato e non si capisce, o meglio forse si capisce sin troppo, perchè tanto ritardo in un pronunciamento. Silenzio, stiamo lavorando, rispondono a Brescia in Prefettura. Sarà, ma il rischio è che questo "lasciateci lavorare" finisca per assomigliare troppo al Lancini-pensiero di "sulla scuola abbiamo le idee chiare". Una grande melina con un unico scopo: sfiancare le proteste per consolidare l'abuso. Come si fa con le case e i garage costruiti senza licenza edilizia: deve passare il tempo e prima o poi arriva un condono.
E già, si dice, che qualcuno pensi al prossimo blitz: quale miglior modo, infatti, per legittimizzare il Sole della Alpi come simbolo territoriale se non farlo finire nel gonfalone del comune accanto ai grappoli d'uva e alla A di Adro? Sole e uva, del resto, si sposano a meraviglia in questa città-stato che sembra diventata la piccola Adro.
CONDIVIDO CON VOI QUESTO CONCORSO...
Seguo per lavoro la vicenda di Adro e quello che colpisce, comunque la si pensi, è il silenzio istituzionale, quello di chi dovrebbe dettare la linea ad un sindaco imprevedibile come Oscar Lancini, colui che ha tapezzato di simboli leghisti la nuova scuola intitolata a Gianfranco Miglio. L'ultimatum lanciato dal ministro dell'Istruzione Maristella Gelmini rischia di cadere nel vuoto, vuoi per la scarsa e tardiva convinzione con il quale è stato mandato (il ministro si è affrettato a dire dopo aver spedito la lettera "la polemica è chiusa"), vuoi per l'oggettiva scarsa efficacia di un provvedimento simile. Paradossalmente sembra che la Gelmini abbia più titolo per far traslocare in terra neutrale la scuola, che per imporre ad un sindaco di rimuovere i simboli. L'unica via percorribile, dunque, sembra quella di un provvedimento del ministero dell'Interno o del suo rappresentante, il Prefetto. Qualche direttiva per casi similare pare sia già stata emanata in passato e non si capisce, o meglio forse si capisce sin troppo, perchè tanto ritardo in un pronunciamento. Silenzio, stiamo lavorando, rispondono a Brescia in Prefettura. Sarà, ma il rischio è che questo "lasciateci lavorare" finisca per assomigliare troppo al Lancini-pensiero di "sulla scuola abbiamo le idee chiare". Una grande melina con un unico scopo: sfiancare le proteste per consolidare l'abuso. Come si fa con le case e i garage costruiti senza licenza edilizia: deve passare il tempo e prima o poi arriva un condono.
E già, si dice, che qualcuno pensi al prossimo blitz: quale miglior modo, infatti, per legittimizzare il Sole della Alpi come simbolo territoriale se non farlo finire nel gonfalone del comune accanto ai grappoli d'uva e alla A di Adro? Sole e uva, del resto, si sposano a meraviglia in questa città-stato che sembra diventata la piccola Adro.
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