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giovedì 15 aprile 2010

Il caso di Adro. Se la generosità fa scandalo, forse si ha qualcosa da nascondere

"Fa bene leggere la storia dell'imprenditore che ha pagato il debito dei bambini di Adro. Mi hanno molto colpito alcune frasi che il generoso donatore ha voluto esprimere per spiegare il suo gesto. Ecco una di queste considerazioni: "I miei amici sono di tutte le idee politiche: gli chiedo sempre e solo la condivisione dei valori fondamentali e al primo posto il rispetto della persona". Queste sono affermazioni che recano scandalo. La bontà è sempre stata uno scandalo. Dà fastidio a coloro che non la frequentano e per assolversi della loro indifferenza la denigrano e la deridono come una esposizione di buonismo".
Ermanno Olmi
in un intervento sul Corriere della Sera
del 15 aprile 2010.

Della mensa negata di Adro, della decisione dell'amministrazione comunale a guida leghista di lasciare a digiuno i bambini delle famiglie (italiane e straniere) non in regola con la retta, si è detto è scritto molto. Così come dell'anonimo imprenditore che con un assegno di 10 mila euro ha deciso di saldare il conto recapitando pure  una letter in Comune nella quale spiega, senza troppi giri di parole: "Ho votato centro destra, ma non ci sto". Parole dure anche nei confronti di una certa Chiesa un po' troppo muta nei confronti di una classe politica portatrice di valori cristiani più parlati che praticati (ma di questo vorrei condividere con voi qualche considerazione in uno dei prossimi post). Parole che ora hanno spinto il sindaco Oscar Lancini a scherarsi con coloro che, sempre in regola con i pagamenti, ma spiazzati dall'atto di generosità, dicono "non paghiamo più neanche noi".
 Questo "sciopero delle rette" (chissà perchè visto che da genitore sarei solo felice se fossero stati risolti i problemi degli indigenti?) forse fa uscire allo scoperto il vero tema di tutta questa storia: la strumentalizzazione politica nel solco di un principio che tende all'espulsione di ogni situazione critica in una comunità (dagli stranieri agli indigenti), il tutto nel nome di principi sacrosanti (la mensa non è un diritto e un servizio e come tale va pagato), ma branditi come una clava. Del resto non si tenta di cancellare la povertà impedendo ai barboni di dormire per strada nel nome del decoro urbano?
E il nuovo modo di amministrare adottato da tanti comuni. Davanti ad una famiglia che non può pagare la mensa, infatti, le strade da percorrere sono molteplici, soprattutto in questi momenti in cui la crisi sta prendendo per la gola tanti nuclei famigliari, stranieri e italiani. L'indigenza è da sempre materia per i servizi sociali e in un periodo in cui abbiamo una politica che mena vanto di aiutare le famiglie nel campo dell'istruzione (parificando addirittura la possibilità di scegliere fra scuola pubblica e scuola privata) non era possibile trovare soluzioni temporanee, che potessero dare un temporaneo aiuto alle famiglie in difficoltà?
Certo. Ma che pretendere da chi, ci informano le cronache, non solo ha escluso stranieri e coppie miste da una serie di agevolazioni ma pure le ragazze madri, con tanti saluti alla difesa (d'ufficio) della vita, diventato un cavallo di battaglia di molti amministratori?
E non si tirino in ballo i soliti "furbetti" che accerchiano le regole e i dati Isee (indicatore della situazione economica equivalente), perchè l'esperienza mi insegna, da figlio di impiegato con madre casalinga e casa in affitto, come da studente non abbia potuto beneficiare, in ragione del reddito di poco "fuori" dal range prestabilito, di assegni di studio e contributi alle tasse universitarie. Nulla da eccepire (è la legge, bellezza!) se non fosse che si respirava l'odore pungente dell'iniquità vedendo amici, figli di commercianti o piccoli imprenditori, contare, grazie al reddito dichiarato, su quegli stessi benefici che si erano rivelati improponibili per noi figli di lavoratori dipendenti.
I "furbetti", scusate, ma in tutta questa storia mi sembrano altri. Qui mi sembra ci sia solo una gestione cattiva e  utilitaristica di un problema reale, come la difficoltà ad arrivare a fine mese. Se poi arriva il gesto di un imprenditore che contemporaneamente grida che il "re è nudo" ecco la sollevazione popolare, invece di un grazie per la generosità e per lo schietto spunto di riflessione che ha accompagnato la donazione.
Un atteggiamento che ricorda quello di alcuni sindaci che, bacchettati da giudici e tribunali per decisioni definite discriminatorie e prese ad di fuori dei poteri assegnati ad un sindaco, gridano alla "giustizia rossa". Come se il buon senso e la giustizia ispirata ad alcuni principi fondamentali della convivenza civile avesse un colore. Se la pensiamo così allora ha ragione Ermanno Olmi quando dice che anche la "generosità fa scandalo" se le coscienze sono insipide o se nasconde "le nostre meschine inadempienze".

La lettera inviata dall'anonimo benefattore di Adro

2 commenti:

Giorgio Crespi ha detto...

Cercavo l'articolo di Olmi sul Corriere di oggi e sono passato di qui.
Condivido in pieno. Penso anche che occorra più che mai mettere in atto ogni forma di resistenza culturale e di pensiero contro la dilagante disumanizzazione della quotidianità.
Siamo ormai alla irrisione di ogni tentativo di rendere più umana la coesistenza fra le persone. Ribellarsi persino ai gesti di gratuità la dice lunga sul livello di degrado di questa società cosiddetta civile. E anche la Chiesa - come Lei ha anticipato - ha da farsi un bell'esame di coscienza.

Complimenti per il blog.

Cordialmente.

Giorgio Crespi

nicola ha detto...

come è possibbile che nel 2000 possano ancora succedere queste cose lasciare dei bambini senza mangiare perche non possono pagare la retta, si critica una persona che fa un bel gesto ,allora mi chiedo questi signori che hanno tolto il pasto a dei bambini cosa meritano ?Lo stato italiano prende profughi dai barconi in mare li curiamo ,gli diamo da mangiare e di piu poi non possiamo far mangiare dei bambini perche non possono pagare la retta è una vergogna in italia si buttano milioni di euro per strade mai finite scuole che non si usano e tanto ancora e poi facciamo stare dei bambini senza mangiare per pochi euro al mese