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giovedì 8 aprile 2010

Giornali e poteri forti: una bella lezione

Sfogliando il Corriere della Sera di ieri (scusatemi se la segnalazione vi arriva con 24 ore di ritardo) vorrei evidenziare due notizie che riguardano il modo di fare giornalismo. La prima arriva da Parigi e ha una doppia faccia. Il presidente francese Sarkozy fa licenziare due giornalisti che sul sito del Journal du Dimanche avevano parlato del presunto tradimento reciproco del presidente e della consorte Carla Bruni. Sarkozy, alzando il telefono e parlando con l'editore amico Arnaud Lagardère, ha compiuto l'eccidio dando prova di un efficentismo nel quale Berlusconi continua a fare cilecca sin dal lontano 2002, con il famoso editto bulgaro contro Biagi, Santoro e Luttazzi. Prendendo atto che tra politica e giornalismo, soprattutto quello che manifesta un minimo di autorevolezza e indipendenza,  il rapporto è internazionalmente difficile, l'articolo di Cazzullo ci ricorda però anche che lo spietato Sarkozy deve comunque far fronte a media che non gli fanno sconti, evidenziando promesse non mantenute e nepotismo strisciante (come quando tentò di insediare il figlio 23enne alla presidenza della Defènse). I soliti comunisti? No e non solo, anche Le Figaro (quotidiano della destra francese) o le principali reti televisive non certo in mano alla sinistra gliele hanno cantate ad ogni passo falso.
E in Italia? Verrebbe voglia di lasciar perdere i paragoni se a pagina 14 dello stesso Corriere (quella dedicata a Idee&opinioni) non vi fosse un commento di due colonnine siglato f.de b.. Cinquanta righe del direttore Ferruccio de Bortoli con un titolo asettico ("Prezzi della benzina, il "Corriere" e la reazione dei petrolieri") ma con un contenuto che ha il sapore di una vanga sparata sui denti. Il tema è la corsa del prezzo della benzina e una lettera piccata del presidente dell'Unione petrolifera Pasquale De Vita al quotidiano milanese definita da De Bortoli "sgarbata nella forma e contraddittoria nei contenuti". Se l'Unione definisce infondate e strumentali le polemiche sui rincari, De Bortoli mette in riga il suo presidente (definito "da troppi anni alla guida dell'associazione" e non nuovo "a simili performance"), reo di scambiare "(anche negli incolori anni trscorsi all'Eni) il diritto di informazione per una fastidiosa accisa che grava sull'universo, splendido e intoccabile, dei suoi associati". Non so, nel panorama dei "poteri forti", come si collochino i petrolieri italiani, certo che non mi sembra siano nelle ultime posizioni. Nonostante ciò De Bortoli, spiegando e difendendo il lavoro del suo giornale, rivendica con autorevolezza un'autonomia che è sempre più una merce rara nell'editoria italiana. "L'Unione petrolifera minaccia querele? Le faccia - scrive -. Se invece, come lo sono molti dei suoi associati, vuole dimostrarsi più attenta alle esigenze dei consumatori di quanto non lo sia il suo presidente e vorrà accettare un franco e rispettoso confronto pubblico sarà la benvenuta. Altrimenti dovremo concludere che finchè c'è De Vita non c'è speranza".
Bravo De Bortoli, ci hai dato una bella lezione di giornalismo. A quando - dirà qualcuno che forse si sarebbe già genuflesso alla corte di De Vita - tanta determinazione anche con banche e imprenditori che compongono il patto di sindacato del Corriere? Per ora accontentiamoci di questa primo spunto, perchè l'esordio mi sembra convincente.  

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