lunedì 26 aprile 2010
25 Aprile: cari sindaci, un ripassino alla storia...?
Claudio Magris oggi sul Corriere spiega come sia triste ritrovarsi ogni anno a difendere la Resistenza : "Da anni ormai - scrive - il 25 Aprile siamo costretti a ripetere le stesse cose, a esprimere il fastidio di dover difendere, dinanzia a tante becere denigrazioni, la Resistenza quale fondamento e Dna della nostra Italia. Credevamo fosse una realtà tranquillamente acquisita della nostra storia. Una realtà da ricordare senza enfatiche celebrazioni, senza alcuna necessità di anacronistiche dichiarazioni antifasciste e senza astio nei confronti del fascismo stesso, fenomeno nefasto e doloroso che era stato doveroso combattere, che andava capito nelle cause che lo avevano generato".
Invece, il giorno dopo eccoci qui a fare i conti con le mistificazioni e i revisionismi e, mentre sul fronte opposto qualcuno, in carenza di visibilità, ne approfitta per far casino, contribuendo, quasi fosse un gioco di squadra con il nemico, a giustificare anche la più bieca equiparazionei fra chi stava sulle montagne e chi stava a Salò.
Anche quest'anno dunque, noi che stiamo in provincia, in questa provincia, siamo tornati a fare i conti con un 25 Aprile che per molti sindaci è considerato "bottino di guerra". Se il primo atto amministrativo, per molte coalizioni che hanno strappato il Comune agli avversari che lo governavano da anni, è quello di cambiare le serrature del portone del Municipio, quasi a marcare con più vigore la conquista, il secondo è la prova di forza sul 25 Aprile. Così qualche solerte amministratore della Bassa bresciana è arrivato a suggerire alle maestre di non insegnare ai bambini canti partigiani per la festa del 25 aprile mentre molte fanfare hanno intonato un meno compromettente "La leggenda del Piave" (anche se la canzone è stata composta nel 1918 per ricordare la battaglia lungo il Piave nella prima guerra mondiale) in luogo del più consono "Bella Ciao" (che sarà pure un canto ottocentesco delle mondine, ma che era diventato l'inno dei partigiani emiliani durante la Resistenza). Di quello che è accaduto a Montichiari (piazze vietate al Pd anche il primo Maggio perchè le manifestazioni di partito si fanno solo in campagna elettorale) si è parlato persino a livello nazionale con una lettera del segretario Bersani, mentre a Fiesse, dopo aver auspicato che nessuna bandiera di partito seguisse il corteo (cosa peraltro, come era naturale, disattesa nel sacrosanto diritto di esprimere le proprie opinioni) il sindaco Chiara Pillitteri ha diffuso a firma "Comune di Fiesse" un manifesto tricolore che definire "un delirio" è quasi un eufemismo. Un manifesto in cui di inneggia alla "riappropriazione del 25 Aprile" fino ad allora viziato dalle bandiere comuniste e con l'effige del "Che". Se l'avesse letto Claudio Magris quel manifesto altro che fastidio per dover difendere ogni anno la Resistenza, altro che tristezza... Avrebbe dovuto invocare un ripasso coatto della storia per molti sindaci della provincia bresciana.
Invece, il giorno dopo eccoci qui a fare i conti con le mistificazioni e i revisionismi e, mentre sul fronte opposto qualcuno, in carenza di visibilità, ne approfitta per far casino, contribuendo, quasi fosse un gioco di squadra con il nemico, a giustificare anche la più bieca equiparazionei fra chi stava sulle montagne e chi stava a Salò.
Anche quest'anno dunque, noi che stiamo in provincia, in questa provincia, siamo tornati a fare i conti con un 25 Aprile che per molti sindaci è considerato "bottino di guerra". Se il primo atto amministrativo, per molte coalizioni che hanno strappato il Comune agli avversari che lo governavano da anni, è quello di cambiare le serrature del portone del Municipio, quasi a marcare con più vigore la conquista, il secondo è la prova di forza sul 25 Aprile. Così qualche solerte amministratore della Bassa bresciana è arrivato a suggerire alle maestre di non insegnare ai bambini canti partigiani per la festa del 25 aprile mentre molte fanfare hanno intonato un meno compromettente "La leggenda del Piave" (anche se la canzone è stata composta nel 1918 per ricordare la battaglia lungo il Piave nella prima guerra mondiale) in luogo del più consono "Bella Ciao" (che sarà pure un canto ottocentesco delle mondine, ma che era diventato l'inno dei partigiani emiliani durante la Resistenza). Di quello che è accaduto a Montichiari (piazze vietate al Pd anche il primo Maggio perchè le manifestazioni di partito si fanno solo in campagna elettorale) si è parlato persino a livello nazionale con una lettera del segretario Bersani, mentre a Fiesse, dopo aver auspicato che nessuna bandiera di partito seguisse il corteo (cosa peraltro, come era naturale, disattesa nel sacrosanto diritto di esprimere le proprie opinioni) il sindaco Chiara Pillitteri ha diffuso a firma "Comune di Fiesse" un manifesto tricolore che definire "un delirio" è quasi un eufemismo. Un manifesto in cui di inneggia alla "riappropriazione del 25 Aprile" fino ad allora viziato dalle bandiere comuniste e con l'effige del "Che". Se l'avesse letto Claudio Magris quel manifesto altro che fastidio per dover difendere ogni anno la Resistenza, altro che tristezza... Avrebbe dovuto invocare un ripasso coatto della storia per molti sindaci della provincia bresciana.
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