Edizione: | 2010 |
Collana: | i Robinson / Letture |
ISBN: | 9788842093848 |
pp: | 238 |
Prezzo: | 16,00 Euro |
venerdì 5 novembre 2010
Una serata passata a coltivare la memoria
Nei giorni scorsi in tv ho ascoltato Mario Calabresi, giovane e promettente direttore de La Stampa , spiegare che se tutti coltivassimo un po’ la nostra memoria collettiva giudicheremmo il mondo attuale con occhi diversi, lo capiremmo meglio e, aggiungo io, forse lo aiuteremmo a crescere con meno contraddizioni.
Detto da uno come Calabresi che il culto della memoria ha dovuto coltivarlo per capire chi fosse il padre Luigi, commissario di polizia, e in quale contesto di odio e rivendicazione maturò il suo omicidio, qualche anno dopo la strage di piazza Fontana e la morte dell’anarchico Pinelli, è una prescrizione che non ammette tentennamenti.
Ed è stato con quell’idea in testa che ieri sera, invitato dagli amici della Casa della Memoria di Brescia, mi sono seduto ad un tavolo con Pietro Calogero, il magistrato che negli anni ’70 indagò su Autonomia operaia, Toni Negri e quello che divenne noto alle cronache come il caso 7 Aprile (era il 1979 e proprio in quella data la procura di Padova fece scattare un blitz che portò in cella 22 persone accusate di terrorismo). Accanto a lui Guido Papalia, attualmente procuratore generale a Brescia e per anni magistrato di punta alla procura di Verona, e Silvia Giralucci, una collega giornalista di Padova, figlia Graziano Giralucci, rugbysta e rappresentante di commercio iscritto alla federazione Msi di Padova, ucciso dalla Brigate rosse il 17 giugno del ’74. Quello di Giralucci e del compagno di partito Giuseppe Mazzola, nella sede del Movimento sociale italiano di via Zabarella a Padova, fu il primo delitto delle Brigate rosse e segnò il salto dagli atti dimostrativi agli omicidi politici. Nel ’74 Silvia Giralucci aveva tre anni e oggi ha voluto capire, come aveva fatto Mario Calabresi tempo prima, in quale contesto maturò l’omicidio del padre, cosa fosse Padova, la sua città, in quegli anni. Così ha incontrato e intervistato Pietro Calogero che dopo trent’anni ha ripercorso quella linea di sangue che andava dall’Autonomia al partito armato. Quell’intervista è divenuta parte di un libro (accanto a quello di Pietro Calogero, il volume ha raccolto i contributi del giornalista Michele Sartori e dello storico Carlo Fumian) edito da Laterza: “Terrore Rosso”.
Confesso di aver sempre saputo poco di terrorismo rosso e dell’inchiesta 7 aprile (un po’ per ragioni anagrafiche, un po’ perché la mia professione mi ha portato ad incrociare poco quelle tematiche, contrariamente alle trame nere che a Brescia hanno portato sangue e sofferenza), ma la lettura di “Terrore Rosso” e la conversazione con Pietro Calogero, un uomo che in quegli anni ha dovuto affrontare tensioni forti, paure vere per se e la propria famiglia e (con la complicità dei servizi segreti e di apparati deviati dello Stato) tante solitudini, ha colmato un debito di memoria che mi ha aiutato innanzitutto a restituire alla vicenda la giusta dimensione e a sfatare alcuni luoghi comuni che l’avevano accompagnata (ad esempio che si stessero processando solo delle idee di intellettuali e docenti universitari e che ci si trovasse davanti, alla peggio, a dei cattivi maestri). Non era così e a distanza di trent’anni abbiamo capito con tanto di riscontri passati indenni al vaglio della Cassazione che all’interno delle dinamiche dell’inchiesta “7 aprile” si erano fuse le ragioni dell’Autonomia e quelle del partito armato, le idee rivoluzionarie e il sangue. Il tutto in un fenomeno difficilmente riproducibile con pari violenza in questi anni, ma, si è detto a chiusura del dibattito, che in una situazione di tensione sociale e di disagio politico-economico come l’attuale potrebbe trovare un buon terreno di coltura per tornare a rivendicare un’identità.
Ecco perché coltivare la memoria può diventare importante per capire il presente e per interpretarlo. Lo facessimo ogni giorno non avremmo assistito allo stucchevole dibattito su “Giovinezza” e “Bella Ciao” al Festival di Sanremo. Il dibattito, tanto per intenderci, non sarebbe nemmeno incominciato.
CLICCA QUI PER SCARICARE LA REGISTRAZIONE DELLA SERATA (avrei voluto venirvi in soccorso con un più semplice player, ma la durata della registrazione e le mie elementari cognizioni informatiche non mi hanno permesso di fare di più. Spero, comunque, che tutto funzioni per il meglio).
Pietro Calogero - Carlo Fumian - Michele Sartori
Dall'autonomia al partito armato
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