lunedì 15 novembre 2010
Scesi dalla gru, l'allunaggio in una città provata
Sono scesi pochi minuti dopo le otto i quattro immigrati barricati su una gru da 17 giorni nel centro storico di Brescia. Sotto una pioggia battente, accompagnati da tanti connazionali che hanno seguito la scena da terra e dalla cronaca da "primo uomo sulla luna" dell'emittente antagonista "Radio onda d'urto", i migranti sono finiti in questura per gli adempimenti di rito, affiancati dai rispettivi avvocati, una delle conquiste ottenute in una giornata di febbrili trattative.
In redazione, seguendo le fasi della discesa dalla gru, qualcuno ha paragonato l'epilogo di questa vicenda ad un allunaggio, come se quella fosse la scaletta dell'Apollo 11 e questa buia serata di pioggia fosse quella della 20 luglio 1969. E in effetti, a giudicare dall'attesa dell'evento e dalla tensione accumulata da un'intera città in queste due settimane, sembrava proprio di stare accanto a Tito Stagno e Ruggero Orlando in quei momenti concitati che passarono alla storia dell'umanità e della televisione. In via San Faustino, più modestamente, l'allunaggio metaforico dei quattro migranti, passerà alla storia per i troppi silenzi, le tante lacune istituzionali, i teatrini di una vicenda che poteva e doveva essere risolta prima: forse con una punta di lungimiranza e sensibilità in più e qualche superbia (da parte di tutti i protagonisti della vicenda) in meno. L'allunaggio di via San Faustino, poi, ha fatto tornare con i piedi per terra chi fino ad ora ha pensato di vivere in un altro mondo: quello secondo il quale potrebbe bastare una legge mal fatta per arginare l'immigrazione, per frenare la sete di braccia straniere; quello in cui si dosano i diritti, anche quelli universalmente riconosciuti, in base al colore della pelle, all'inflessione dell'idioma. Un pianeta così non l'hanno ancora scoperto e un merito agli immigrati-astronauti della gru di Brescia bisogna riconoscerlo: aver detto anche ai più duri d'orecchio che il re è nudo, che la strada per risolvere i mille problemi dell'immigrazione è ancora lunga. E il percorso fino ad ora intrapreso dalle nostre parti è più accidentato e insidioso della superficie della luna.
In redazione, seguendo le fasi della discesa dalla gru, qualcuno ha paragonato l'epilogo di questa vicenda ad un allunaggio, come se quella fosse la scaletta dell'Apollo 11 e questa buia serata di pioggia fosse quella della 20 luglio 1969. E in effetti, a giudicare dall'attesa dell'evento e dalla tensione accumulata da un'intera città in queste due settimane, sembrava proprio di stare accanto a Tito Stagno e Ruggero Orlando in quei momenti concitati che passarono alla storia dell'umanità e della televisione. In via San Faustino, più modestamente, l'allunaggio metaforico dei quattro migranti, passerà alla storia per i troppi silenzi, le tante lacune istituzionali, i teatrini di una vicenda che poteva e doveva essere risolta prima: forse con una punta di lungimiranza e sensibilità in più e qualche superbia (da parte di tutti i protagonisti della vicenda) in meno. L'allunaggio di via San Faustino, poi, ha fatto tornare con i piedi per terra chi fino ad ora ha pensato di vivere in un altro mondo: quello secondo il quale potrebbe bastare una legge mal fatta per arginare l'immigrazione, per frenare la sete di braccia straniere; quello in cui si dosano i diritti, anche quelli universalmente riconosciuti, in base al colore della pelle, all'inflessione dell'idioma. Un pianeta così non l'hanno ancora scoperto e un merito agli immigrati-astronauti della gru di Brescia bisogna riconoscerlo: aver detto anche ai più duri d'orecchio che il re è nudo, che la strada per risolvere i mille problemi dell'immigrazione è ancora lunga. E il percorso fino ad ora intrapreso dalle nostre parti è più accidentato e insidioso della superficie della luna.
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