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venerdì 5 febbraio 2010

Morgan, l'etica e l'ipocrisia. Due opinioni

Di Marco Castoldi in arte Morgan si è detto e stradetto e mentre sul suo sito si legge, in una nota datata 3 febbraio del suo entourage, "Vorrei invitarvi a sospendere ogni giudizio rispetto a quanto sta accadendo intorno a Morgan", noi lo prendiamo in parola e facciamo parlare gli altri. In particolare consiglio la lettura di Massimo Gramellini su La Stampa e di Aldo Grasso sul Corriere. Il primo traccia un'analisi sul caso finendo per dipingere un'Italia bananiera che ha tre sostanziali modi per affontare casi come questo: "La prima caratteristica delle polemiche all’italiana - scrive - è che, un attimo dopo che sono scoppiate, non si capisce già più di che cosa parlano.(...) La seconda caratteristica delle polemiche all’italiana è l’immediata trasformazione del capro espiatorio in figliol prodigo. (...) La terza caratteristica delle polemiche all’italiana è che il Pd sta zitto quando dovrebbe parlare, ma se c’è da rimanere zitti, si può star sicuri che parlerà".
Grasso, invece, parte da uno stupore che ha colto molti in questi giorni: "Mai avremmo immaginato che un giorno il Festival di Sanremo sarebbe diventato la misura etica del nostro Paese". Transita per un'amara constatazione: "Anche questa storia, iniziata come tragedia, è finita allegramente in farsa". E approda ad una santa verità: "La cura di disintossicazione che Morgan dovrebbe fare è quella del silenzio, della discrezione, della riservatezza. E ricordarsi che spesso in tv, come cantava un suo idolo, Fabrizio De André, «la gente dà buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio, la gente da buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio...»".
Due contributi, quelli di Gamellini e Grasso, come al solito da leggere per intero.





L'Italia di Morgan di Massimo Gramellini




La vera terapia? Quella del silenzio di Aldo Grasso



Leggi l'intervista a Morgan che ha scatenato il caso




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