Condivido con voi l'editoriale scritto nell'immeritato ruolo di direttore:
Siamo un po' strani noi di Zona 508. Siamo degli inguaribili sognatori se dedichiamo lo speciale di questo numero alla Libertà. Si, avete letto bene: Libertà (nel senso più nobile del termine, quello scritto con la lettara maiuscola). Pronunciata in una cella del Carcere di Canton Mombello o di Verziano, quella parola sembra spegnersi negli spazi angusti, fra le cuccette a castello, sembra infrangersi contro le porte blindate, sembra intrappolarsi fra le sbarre.
Eppure parlare di Libertà è stata una esigenza espressa proprio dalla redazione che quotidianamente convive in quelle celle. E'stato un parlare senza remore, un confrontarsi senza reticenze, senza sfuggire, nascondere o esorcizzare i propri sbagli le proprie vite calpestate da scelte dissennate.
E' stato uno scrivere schietto e – è il caso di dirlo - quasi liberatorio. Si, perché, leggendo questi scritti (spero che anche a voi faranno la medesima sensazione) sembra quasi che a pesare sulla Libertà non sia tanto la condizione del presente, quella di detenuto, quanto quella passata fatta di tante devianze, di tante scelte che hanno allontanato famiglie e affetti.
Così la condizione di detenuto, di cui nessuno nasconde la pesantezza, è spesso vissuta come la condizione del transito, il momento nel quale coltivare il riscatto, prepararsi ad essere un uomo e una donna nuovi.
“Ora vi dirò una cosa che probabilmente vi sorprenderà: io ho trovato la mia libertà in carcere” scrive Letizia nelle pagine che seguono mettendo in questa frase tutta la determinazione che l'ha portata (ne abbiamo parlato nello scorso numero) a festeggiare la laurea maturata, come il diploma, all'interno del carcere. La vera prigionia – sintetizzo il pensiero di Letizia – era quella condizione che l'ha portata in cella giovanissima e in quella cella, pur tra mille difficoltà, lei si è ritrovata, ha iniziato a costruire la sua libertà, la sua capacità di autodeterminarsi, di sentirsi più viva che un tempo. Una libertà interiore che diventerà piena quando la libertà sarà anche fisica.
Una libertà finalmente matura, spiegano i nostri redattori in questo speciale. Perché matura non era la libertà vissuta cercando cose inutili, prevaricando diritti altrui, cercando nella schiavitù della dipendenza nuovi mondi e nuove frontiere. Non era matura la libertà che ha portato molti a perdere affetti, figli, famiglie, genitori. Ha il sapore della libertà vera ora poter scrivere di dipendenze vinte, di affetti ritrovati, di capacità di discernere tra valori reali e mondi effimeri, di vite difficili alle quali ora poter guardare con la soddisfazione di aver lottato tanto, ma alla fine di aver vinto una scommessa, quella più difficile: quella per la vita.
Quando anni fa mi sono accostato a questa esperienza al fianco di Zona 508, l'ho fatto con la consapevolezza che avrei ricevuto più di quanto potevo dare. Leggere le pagine che seguono non fa altro che consolidare questa mia convinzione. Non fa altro che ricordarmi che le cose spesso non sono mai come appaiono. Se fosse così non avremmo mai potuto parlare di Libertà proprio la dove il cielo è a quadretti.
Marco Toresini
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Zona 508 Numero Di Novembre
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