Angelino Alfano |
Alla lettera del Ministro Luigi Ferrarella non contro-replica, ma fa di più: cita un passo del documento emesso ieri dalla Camera penale di Milano (l'organismo che raccoglie gli avvocati che si occupano di diritto penale) intitolato "La catena della repressione". "Stupisce - scrivono gli avvocati milanesi - che proprio il Ministro della Giustizia si riferisca alle persone arrestate indicandole come responsabili di gravi episodi di guerriglia urbana così confondendo pericolosamente il piano della repressione con quello della giustizia ed oggettivamente anticipando un giudizio di colpevolezza, maggiormente inopportuno se solo si pensi che viene espresso senza alcuna conoscenza degli atti processuali. La giurisdizione non è l'ultimo anello della catena della repressione né tanto meno ne è il lucchetto. Essa, esercitata in piena libertà e senza indebiti condizionamenti, costituisce l'irrinunciabile e unico presupposto per l'accertamento della responsabilità penale dei cittadini e, quindi, per un giustizia condivisa ed accettata dalla intera collettività. Iniziative come quella del Ministro della Giustizia tendono a minare tale presupposto e reagendo in modo scomposto alla delusione nei confronti di un provvedimento non gradito, rischiano di far perdere serenità ed equilibrio a chi è chiamato ad esercitare la funzione giurisdizionale".
Ma i legali meneghini vanno oltre, bocciando su tutta la linea l'atteggiamento del governo. Scrivono infatti: "Non stupiscono certo le critiche degli esponenti del Governo o del sindaco di Roma ai provvedimenti con i quali i giudici romani hanno definito le udienze di convalida nei confronti degli arrestati per i gravi episodi di violenza seguiti alla manifestazione pacifica del 14 dicembre scorso, critiche che auspicavano una decisione tendente all'applicazione generalizzata della custodia cautelare in carcere.I provvedimenti giudiziari, anche quelli giurisdizionali, devono essere oggetto di critica. L'esercizio del diritto di critica, infatti, costituisce uno dei meccanismi fondamentali del funzionamento della democrazia e come tale è irrinunciabile e non tollera affievolimenti né compressioni. Per cui è fisiologico che il sindaco di una città che è stata teatro di scontri violenti riponga molte aspettative ( anche se molte delle quali sono qualitativamente mal riposte) sull'esito di un giudizio di responsabilità a carico di coloro che le forze di polizia additano come i responsabili di quegli scontri.Meno fisiologico, forse, è che lo faccia il Ministro dell'Interno allorché il controllo giurisdizionale, il cui risultato è oggetto di critica, si risolve dal suo punto di vista nella conferma o nella smentita dell'operato delle forze di polizia che da lui dipendono".
Sull'ipotesi di estensione del Daspo, poi, gli avvocati sono determinati nel giudizio: "L'estensione del Daspo alle manifestazioni di piazza costituirebbe una sicura violazione delle libertà costituzionali, del diritto di manifestare le proprie idee, di riunirsi in luogo pubblico e violerebbe la riserva di giurisdizione prevista dall'art. 13 Cost.Si affievolirebbe in modo significativo e costituzionalmente illegittimo quel diritto di critica del cui esercizio, come abbiamo visto, ha goduto anche il sindaco di Roma e che dobbiamo considerare irrinunciabile".
Leggi o scarica:
Il Documento della Camera Penale di Milano sugli scontri a Roma
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