Basta un segno più per dire che siamo fuori dalla crisi? Basta dire che andiamo meglio di altri per tornare a sorridere? Ieri ho ascoltato con attenzione la relazione di fine anno di Giancarlo Dallera, presidente dell'Associazione industriale bresciana.
Giancarlo Dallera |
Gli industriale in generale e quelli bresciani in particolare sono troppo concreti per dire che va tutto bene e che siamo fuori dal baratro. Basta guardare la tabella qui sotto sulla produzione del settore manifatturiero a Brescia nel 2010.
Cifre interessanti, dopo mesi bui, ma - sottolineano gli imprenditori non senza preoccupazione - il recupero della produzione ha rappresentato solo un 4 per cento in più nell'utilizzo degli impianti rispetto al 2009. Ovvero gli impianti produttivi bresciani rimangono utilizzati solo al 65 per cento (vedi sotto), quando in anni come il 2007 avevano lavorato per l'83% del loro pontenziale.
Una così ampia capacità produttiva inutilizzata vuol dire una negativa "propensione agli investimenti delle imprese - spiegano gli industriali -, che è stata condizionata anche dal calo della redditività e quindi dell'autofinanziamento oltre che dalle difficoltà di accesso al credito".
E davanti a questo scenario (meno produzione, vuol dire necessariamente meno manodopera) uno sguardo preoccupato alle dinamiche del lavoro è d'obbligo. "Le previsioni dell'industria bresciana - spiegano gli imprenditori - non possono che risentire della diffusa incertezza che alimenta le aspettative nazionali e internazionali. Il sentiero di recupero dell'attività produttiva sembra quanto mai irto e lungo, con un orizzonte di ripresa che appare ancora lontano. Il grado di sottoutilizzo dell'offerta di lavoro rimarrà alto anche nel 2011, tenuto conto del consueto ritardo con cui il mercato del lavoro tende ad aggiustarsi rispetto alla dinamica del ciclo economico. Diviene quindi quanto mai necessario realizzare processi di ristrutturazione da parte di molte imprese, che temporaneamente hanno congelato gli organici in attesa di adeguarli alla capacità produttiva, che sarà realmente utilizzata dopo l'uscita dalla recessione".
Riflessioni che sembrano confermare circostanze raccontante sui giornali di questi giorni con storie di aziende storiche (la Cartiera di Toscolano docet) che decidono di ridimensionarsi, proporzionando impianti e maestranze alle nuove e, ahinoi, meno fameliche, esigenze dei mercati. "L'incremento dell'attività produttiva - osservano ancora gli industriali - è ancora insufficiente a invertire la tendenza negativa sull'utilizzo della forza lavoro. Il taso di disoccupazione per il 2010 dovrebbe attestarsi oltre il 6%, contro il 5,3% del 2009 e il 3,1% del 2008. Qualora si considerino anche i lavoratori equivalenti in Cassa integrazione a zero ore, tale tasso si collocherebbe su valori intorno al 9%". Quanti fra i lavoratori in cig a zero ore torneranno in fabbrica il prossimo anno? E' la grande incognita dell'anno che verrà...
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