Elisabetta Ballarin |
Oggi i giornali riportano la notizia di un padre, Silvio Pezzotta, che, a sorpresa, non si stupisce che chi ha concorso all'uccisione di sua figlia Mariangela possa uscire dal carcere per frequentare l'Università e diventare restauratrice.Quella persona non è una ragazza qualunque è Elisabetta Ballarin , una delle persone che le cronache hanno etichettato come le "Bestie di Satana". Detenuta nel carcere bresciano di Verziano, polo universitario, Elisabetta deve scontare 23 anni di reclusione e dopo sette anni ha ottenuto il permesso di frequentare l'Università. Chi si attendeva gli strali dei famigliari delle vittime, categoria, è giusto dirlo, troppo spesso bistrattata da una giustizia che non sa garantire pene eque e certe, si è trovato davanti un padre che con un ampio sorriso ha detto: "giusto così". Già al processo aveva spiegato alla ragazza, poco più che diciottenne al momento dei fatti: "Quando avrai pagato il conto con la giustizia, la porta di casa mia per te è aperta". Una linea che non ha rinnegato davanti alla notizia che dopo solo 7 anni dalla condanna Elisabetta rimette il naso fuori dal carcere. In molti avrebbero letto questo permesso di studio come l'ennesimo insulto alla memoria delle vittime, papà Silvio no: "Ho una faccia sola - ha spiegato al Corriere della Sera - e sono pronto a ripetere quelle parole. Se Elisabetta ha scontato la sua pena, io non ce l'ho certo con lei". Un atteggiamento che deriva dalla convinzione che quella ragazza (era la nuova fidanzata dell'ex compagno della figlia Mariangela) sia finita in una storia di sangue più grande di lei, plagiata dalla violenza delle Bestie di Satana.
"E' giusto che Elisabetta si rifaccia una vita, è giusto che le venga data una seconda possibilità. So che frequenta l'Università che ha buoni voti e dunque è una cosa bellissima. Le auguro ogni bene". Papà Silvio, che ha saputo lenire il dolore per la perdita di una figlia con il servizio agli altri (disabili e anziani), ci racconta dunque una bella storia di perdono, saggezza e coerenza, ci affida una testimonianza forte. E in questa settimana santa di metà aprile non è cosa da poco.
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