sabato 9 aprile 2011
Piano carceri: tutto fermo o quasi. Intanto si muore in cella
Oltre un anno fa in questo blog (era il gennaio del 2010) manifestavamo una preoccupazione: che il piano carceri (l'ampliamento e la realizzazione di nuovi penitenziari per far fronte all'emergenza sovraffollamento messo in cantiere dal Governo) non finisse come il piano caserme (nuove stazioni dei carabinieri in mezza Italia, per dare più sicurezza ai cittadini, un progetto ipotizzato nel 2004 e non ancora ultimato). Ieri sul Corriere della Sera Giovanni Bianconi, davanti all'ennesima morte (la numero 40 del 2011) in cella (quella di Claudio Saturno, 22 anni, impiccatosi nel penitenziario di Bari e deceduto dopo giorni di agonia) fa il bilancio, fallimentare, di quel piano rimasto l'ennesimo elenco di buoni propositi e protocolli di intesa senza futuro.
"Oggi - scrive Bianconi -, un anno e quattro mesi dopo, i detenuti sono 67.648 (dato rilevato al 4 aprile dall`associazione A buon diritto), cioè 2.658 in più rispetto al numero per cui la situazione fu accostata a una calamità. E i posti in più? Pochi, pochissimi. C`è chi dice duemila, con un`approssimazione probabilmente per eccesso, ma sarebbe comunque una cifra inferiore all`incremento degli «ospiti». Dunque la realtà è peggiorata.
Ma non solo per la crescita dei detenuti. Parte delle nuove prigioni che si è riusciti a costruire sono vuote perché mancano i soldi per metterle in funzione. E soprattutto manca il personale della polizia penitenziaria. Sempre nel gennaio 2010 il ministro della Giustizia Alfano dichiarò che a breve sarebbero entrati in servizio altri duemila agenti. A luglio ribadì la promessa, abbassando i reclutamenti «in prima battuta» a mille. Sono passati altri nove mesi, e ancora si attende l`ingresso delle nuove guardie carcerarie. Quando arriveranno, paventa qualcuno, saranno meno di quelle che nel frattempo hanno lasciato il servizio per raggiunta pensione o altri motivi. Sono i numeri di una crisi che l`annunciato impegno del governo non è riuscito a scalfire. Di cui la politica generalmente si disinteressa - a parte il costante impegno dei radicali e pochi altri esponenti sparsi nei diversi partiti -, ma che continua a lasciare i detenuti italiani in condizioni di vivibilità al limite della sopportazione".
La politica è sorda anche ai suoi stessi proclami e così mentre, noi viviamo in una logica fatta di annunci, qualcun altro muore in condizioni di inciviltà. Come se la morte dentro una cella sia la più naturale fra le pene accessorie. Questa è l'Italia, ha 150 di battaglie civili, ma è come se fosse nata ieri.
"Oggi - scrive Bianconi -, un anno e quattro mesi dopo, i detenuti sono 67.648 (dato rilevato al 4 aprile dall`associazione A buon diritto), cioè 2.658 in più rispetto al numero per cui la situazione fu accostata a una calamità. E i posti in più? Pochi, pochissimi. C`è chi dice duemila, con un`approssimazione probabilmente per eccesso, ma sarebbe comunque una cifra inferiore all`incremento degli «ospiti». Dunque la realtà è peggiorata.
Ma non solo per la crescita dei detenuti. Parte delle nuove prigioni che si è riusciti a costruire sono vuote perché mancano i soldi per metterle in funzione. E soprattutto manca il personale della polizia penitenziaria. Sempre nel gennaio 2010 il ministro della Giustizia Alfano dichiarò che a breve sarebbero entrati in servizio altri duemila agenti. A luglio ribadì la promessa, abbassando i reclutamenti «in prima battuta» a mille. Sono passati altri nove mesi, e ancora si attende l`ingresso delle nuove guardie carcerarie. Quando arriveranno, paventa qualcuno, saranno meno di quelle che nel frattempo hanno lasciato il servizio per raggiunta pensione o altri motivi. Sono i numeri di una crisi che l`annunciato impegno del governo non è riuscito a scalfire. Di cui la politica generalmente si disinteressa - a parte il costante impegno dei radicali e pochi altri esponenti sparsi nei diversi partiti -, ma che continua a lasciare i detenuti italiani in condizioni di vivibilità al limite della sopportazione".
La politica è sorda anche ai suoi stessi proclami e così mentre, noi viviamo in una logica fatta di annunci, qualcun altro muore in condizioni di inciviltà. Come se la morte dentro una cella sia la più naturale fra le pene accessorie. Questa è l'Italia, ha 150 di battaglie civili, ma è come se fosse nata ieri.
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