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venerdì 8 aprile 2011

Legittima difesa, sicurezza e temi mai affrontati

(da www.ansa.it)
Nel momento in cui sto congendando questo post arriva la notizia che il giudice per indagini preliminari Luciano Ambrosoli ha disposto la custodia cautelare in carcere per la guardia giurata che lunedì scorso ha sparato a due rapinatori in fuga a Quinzano d'Oglio uccidendoli. Speravo, sinceramente, che si trovasse il modo per lenire, pur mantenendo invariata l'imputazione, che avrà probabilmente bisogno di verifiche più approfondite, la custodia cautelare in carcere: la misura mi sembrava debole sul fronte dei presupposti che giustificavano tanta severità, anche se il pacchetto sicurezza del ministro Maroni ci ha messo del suo impedendo, davanti a reati come l' omicidio volontario, arresti domiciliari e altre misure cautelari meno aspre del carcere. Nel caso concreto un bel pasticcio, che denota il fiato corto che alcune legislazioni d'impeto mostrano di avere.
Intanto la questione della legittima difesa pone un interrogativo che non è mai stato affrontato dal legislatore italiano. "Un vero stato liberale non si chiede fino a che punto un cittadino di fronte ad un reato può usare le armi, ma si chiede fino a che punto lo stato può punire un cittadino che reagisce ad un crimine che lo Stato non ha saputo prevenire". A parlare in questi termini è il procuratore aggiunto di Venezia, Carlo Nordio, nel 2006 coordinatore di una commissione che aveva il compito di riformare il codice penale. Nei lavori della sua commissione, spiega oggi Nordio, c'era anche questo principio che però non è stato accolto, forse per il timore di trasformare l'Italia nel Far West, ma Nordio sul punto rassicura: "In ogni caso prevale la proporzione tra l'offesa e la reazione: non posso sparare a qualcuno che sta rubando una mela".
Non sarebbe male, dunque, in un'ottica di riforma "epocale" della giustizia, che qualcuno metta mano ad un tema così spinoso. Non è un argomento facile da affrontare, ma non va eluso a meno che allo Stato, che non è in grado di garantire la sicurezza ai propri cittadini, non vada bene questa fumosità legislativa che finisce per creare ora dei martiri, ora degli assassini con la politica (vedi, ad esempio, la presa di posizione sul caso dell'onorevole Viviana Beccalossi) sempre pronta a cavalcare gli umori della gente per altri scopi, scordando di essere colei che dovrebbe chiarire le incertezze, dire, da legislatore, limiti e connotati della legittima difesa.
E "l'invocazione della legittima difesa - spiegava giovedì 7 aprile su Bresciaoggi Bruno Cescon - non può essere soggetta a slogan, al confronto politico in vista del consenso elettorale.(...) Anche nell'offesa subita la società, la politica hanno il dovere di restare civili, umani, pur nell'inciviltà perpretata. In ogni caso il problema della sicurezza permane (...), ma non si risolve con proposte diversive e frastornanti, magari a rilevante impatto mediatico, più di fantapolitica di politica...".
Insomma, il tema c'è e andrebbe chiarito e affrontato presto, ma in questa fantapolitica da cartone animato è pretendere troppo.

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