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venerdì 11 settembre 2009

Martinazzoli: biografia di uno strano democristiano


“Sapevo che i francobolli per le buste grandi costavano di più e allora ho comprato un po’ di buste piccole. Ecco, questa è la cosa importante che ho fatto al ministero.” Mino Martinazzoli (dal libro "Uno strano democristiano")


E' uscito in questi giorni per Rizzoli il libro "Uno strano democristiano", un saggio scritto da Mino Martinazzoli con Annachiara Valle, alla quale il politico bresciano ha provato a raccontarsi. Un salto all'indietro nella storia politica italiana, una storia politica che, forse, lascia qualche rimpianto soprattutto in tempi in cui si spaccia la mediocrità per cambiamento, l'incompetenza per la virtù del fare, mentre la casta è rinnovata nei volti ma non nello spirito. In questo libro, ne hanno parlato recentemente i giornali, Martinazzoli, classe 1931, ultimo segretario Dc, fondatore del Ppi, ex ministro di Grazia e Giustizia, uno degli ultimi impegnato a riformare codici e non a varare leggi ad personam, ripercorre gli anni più difficili della politica italiana, dal terrorismo a tangentopoli, tributando a Romano Prodi la patente di unico leader che il Centro sinistra abbia saputo esprimere dalla fine del Ppi. "Uno strano democristiano - si legge nell'introduzione del libro - è un memoriale atipico, che ha ben poco a che fare con quelli dei grandi vecchi della cosiddetta prima Repubblica. In queste pagine, l’uomo che ha deciso di chiudere un’epoca, non si è limitato a raccogliere i retroscena sullo scandalo Lockheed, sul sequestro Moro, sulla morte di Sindona, sul giallo di Ustica e sul l’intrigo internazionale dell’Achille Lauro, ma ha scelto soprattutto di raccontare due aspetti della politica che spesso vengono incresciosamente trascurati: quello del capire prima del fare e quella dimensione di lavoro quotidiano che la nostra Repubblica dei media ha relegato in un angolo, preferendole il culto della personalità. Anche in assenza di personalità degne di culto".
Mi sembra il Martinazzoli acuto e caustico di sempre e di cui, sempre di più, di questi tempi, si sente la mancanza.

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