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mercoledì 16 settembre 2009

Le due facce di casa Feltri












Curiosando fra i commenti che i giornali questa mattina dedicano all'"one man show" di Silvio Berlusconi tra case in Abruzzo e Porta a Porta (a proposito credo che ancora una volta molti giornalisti ed editori abbiano perso il treno per dimostrare la propria autorevolezza, credibilità e, soprattutto, autonomia di giudizio in cui ci stanno le case consegnate, ma anche i tanti drammi ancora aperti lungo la faglia aquilana), trovo sulla Stampa un commento di Mattia Feltri: ironico il giusto, puntuale come sempre, per nulla intimorito dal presidente del consiglio paragonato a Leopoldo Fregoli, l'uomo dai mille travestimenti, o ad un farfallone amoroso.
Leggo il pezzo e sorrido pensando alle due facce di casa Feltri: Mattia, 40 anni compiuti il 23 giugno, è il figlio di Vittorio, direttore de Il Giornale, giornalista schiaccia-sassi conto-terzi. Conoscevo Mattia ai tempi di Bergamo-oggi, giornale ormai scomparso, quando muoveva i primi passi nella professione (ramo cronaca nera e per questo ci sentivamo spesso per quell'attitudine mai tramontata di bresciani e bergamaschi per spacciare droga e rapinare banche insieme o spaccarsi la faccia a vicenda fuori e dentro uno stadio). Poi ha spiccato il volo per i giornali nazionali, dal Foglio alla Stampa, dando prova di grande sensibilità, equilibrio, autonomia di giudizio, scarsa attitudine ad asservirsi agli schieramenti: insomma oggi sembra lontano anni luce, professionalmente parlando dall'idea del giornalismo del padre.
Anche Vittorio Feltri è cresciuto all'ombra di Bergamo-oggi e della stampa bergamasca prima di approdare alle cattedrali milanesi del giornalismo nazionale. Vittorio resta uno dei pochi direttori di giornali che tramuta in oro - dal punto di vista del fatturato e delle copie - ciò che tocca: le esperienze dell'Indipendente, di Libero e della prima direzione del Giornale sono lì a dimostrarlo. Certo è un giornalismo per palati forti (qualcuno lo chiama anche "killeraggio"), non privo di sbandamenti (ai tempi di affittopoli il suo Giornale scrisse che i figli di Mino Martinazzoli abitavano nelle case di un ente, ma l'ultimo segretario della Dc non ha figli), ma per un editore di area è una sicurezza in termini di lettori conquistati, bilancio e, vedi i casi recenti, di fedeltà alla causa politica.
Due modi, insomma, molto distanti di fare giornalismo. Ma le due facce di casa Feltri forse hanno un unico comune denominatore: la fedeltà alla propria linea professionale. "Conosco bene mio padre e anche quando può apparire eccessivo e incomprensile ha fede assoluta in quello che fa" confermava, alcuni anni fa a Prima Comunicazione, Mattia Feltri.

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