Viviamo in un'epoca affollata di mercanti nel tempio, di etica smarrita, di questione morale che sembra un concetto vuoto, apparentemente senza senso. Perchè non ci scandalizziamo più? Perchè confondiamo un po' di sana indignazione per moralismo? Forse perchè siamo diventati cinici come questa vignetta di Altan?
Pensiamoci un po' su. Uno spunto interessante arriva da questo intervento di Valeria Boldini (teologa, ex direttrice del settimanale diocesano "La Voce del popolo") su "Bresciaoggi", che ospita un suo commento settimanale...
Il dizionario delle idee / Scandalo
Ormai niente suscita
vera indignazione
L'immagine di un Gesù mite e accondiscendente non tiene conto di alcune circostanze in cui egli si dimostra decisamente duro. È questo il caso della severa ingiunzione che, a una prima lettura, sembra riguardare i bambini: "Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina tirata da asino e fosse gettato negli abissi del mare".
Il riferimento non è tanto ai bambini quanto a coloro che sono come bambini di fronte a Dio e a lui si convertono. In sintesi questa è la descrizione del discepolo di Gesù. Lo scandalo a cui si allude è propriamente un sasso che fa inciampare e cadere, allontanando dalla fede. Lo scandalo è ciò che viola la semplicità, frantuma la tranquillità e toglie la pace. Lo scandalo destabilizza e confonde rendendo difficile capire la differenza tra il bene e il male.
Venendo ai giorni nostri, si parla di scandali politici o economici, ma con l'espressione si intende indicare le situazioni di grande violazione della legalità o di frode nei confronti della collettività. La notizia di questi scandali però, con un gioco di parola, non scandalizza nessuno in quanto nessuno si stupisce di quanto accade. È registrato nell'ordine delle possibilità della vita collettiva. Non ci si scandalizza neppure per i costumi morali dei singoli: ciascuno può fare quello che vuole e rendere pubblica con foto e dichiarazioni la propria scelta. Qualsiasi cosa si senta in merito alla condizione di questa o quello, si lascia correre.
È ampiamente tramontata l'idea che vi sia qualcuno o qualcosa che offenda (e scandalizzi) "il comune senso del pudore". Niente turba, niente destabilizza e niente suscita vera indignazione. È forse arrivato il tempo in cui si debba ammettere che tutto e comunque è sempre lecito se non intacca la convivenza?
Per certi aspetti è proprio così: ciascuno è totalmente libero di fare ciò che vuole. Anzi, se si obietta che qualcosa può scandalizzare alcuni, si tende a giudicare queste persone dichiarandole retrograde o moraliste, ipotizzando in loro un fondo di falsità e di mentalità da finti benpensanti. L'uomo e la donna al passo con i tempi non si scandalizzano di nulla quindi nessuno si vedrà legare al collo la macina tirata dall'asino per finire in fondo al mare. Meglio così, si potrebbe concludere: nulla più fa paura e nulla più disturba la quiete personale.
Eppure non è un guadagno avere perso la consapevolezza di quanto si sia responsabili gli uni degli altri e di quanto la propria scelta abbia sempre un'incidenza nel modo di pensare, di vivere e di giudicare di tutti. L'opinione pubblica infatti continua ad esistere ed è costruita sull'incapacità di esprimere giudizi di valore per il timore di essere indicati come puritani o peggio. La mancanza di scandalo alla fine segnala la mancanza di riferimenti morali condivisi.
E i bambini? Nessuno si cura di nascondere loro costumi sessuali, discorsi a doppio senso o battute volgari. Vi è solo un'area in cui gli adulti tacciono per il timore di creare scompiglio nella vita dei piccoli. Un tempo si abbassava la voce per parlare di sesso. Oggi lo si fa solo quando si parla della morte.
Valeria Boldini
(da Bresciaoggi, domenica 2 agosto 2009)
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