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lunedì 3 agosto 2009

Addio a Tabladini, un leghista scomodo


L'ultima volta che ho sentito Francesco Tabladini mi aveva telefonato poco più di un mesetto fa da un letto d'ospedale: la sua lotta contro il male si era ulteriormente complicata per via di un'infezione rimediata con l'acqua inquinata di San Felice del Benaco, una storia che aveva costretto a letto duemila persone e che per lui, già provato e sottoposto a cure debilitanti, aveva significato un ricovero in ospedale. Aveva la voce stanca, ma l'animo lottatore di sempre, pronto a far rendere conto qualcuno di quell'incuria che aveva messo in ginocchio una comunità. Avremmo dovuto risentirci perchè lui non era intenzionato a mollare, ma il male, la prima domenica di agosto lo ha vinto definitivamente, portandosi via un leghista scomodo. Di quelli che erano stati a fianco del leader negli anni d'oro e nei momenti difficili, ma che avevano un'autonomia di pensiero che forse mal si conciliava con le scelte prese in quel di Gemonio. Era un leghista della prima ora (a Brescia la sua tessera era la numero 14) e come molti di quella generazione, ormai decimata dall'eccessiva autonomia manifestata negli anni, poco incline ai compromessi, agli scambi di favori, al teatrino della politica fatto di apparati e di giochi di potere. Tanto poco accondiscendente che finì per ritrovarsi fuori, spinto giù dal Carroccio con quella sua idea della "rifondazione leghista" che significò espulsione, proprio mentre la base, nel congresso di quell'anno a Brescia ingaggiò e vinse una battaglia che i titoli dei giornali di allora classificarono tra i parlamentari e i militanti, tra la la Lega di governo e quella di lotta.
Potevi non essere d'accordo con Francesco Tabladini, ma era una persona che sapeva ascoltare, con la quale il confronto sapeva essere schietto, aspro ma sincero. Era, sotto quella scorza da burbero, ciò che una volta si diceva "una persona seria". Merce rara di questi tempi e proprio per questo, ora che è smontato definitivamente da questo carro della vita, il "Tabla" merita un ricordo che non sia solo di circostanza.

Ecco cosa scrive Massimo Tedeschi su Bresciaoggi di Francesco Tabladini

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