martedì 9 giugno 2009
Elettorando tra conferme e sorprese con un certezza: lavorare sul territorio paga
Siamo sopravvissuti anche a quest'orgia elettorale; all'onda verde e a quella azzurra, a chi ha saputo andare all'incasso di un lavoro fatto meticolosamente per mesi e chi, al contrario, ha saputo sperperare un patrimonio che ora sarà difficile da recuperare.
Una tornata di quelle sanguigne con umori, tensioni, scontri che solo il rinnovo di sindaci e consiglieri comunali sanno dare. Un appuntamento che, ora che chi deve gioire gioisce e chi si deve lenire le ferite lo sta facendo in silenzio, lascia in eredità alcune chiavi di lettura interessanti. Innanzitutto la politica della gente esiste e non ha abdicato a chi vorrebbe tutto tradotto in chiave mediatica. Basti ricordare le sale gremite per i confronti tra i sindaci, i mille gazebo e i contatti personali macinati dai candidati in questo mese di campagna elettorale. La diretta conseguenza di tutto ciò e che alcuni partiti, in queste ore, sono andati all'incasso di un rapporto popolare costruito negli anni. E' il caso della Lega, che ha fatto della politica dei gazebo un'arma che si è rivelata vincente: non è un caso se, in queste settimane, attraversando molti paesi della Bassa bresciana, di giorno come a sera inoltrata, le bandiere con il sole delle alpi sventolavano "h24" nelle piazze e lungo le strade più frequentate. Con buona pace di esperienze storiche come la diffusione militante dei giornali di partito (che aveva fatto dell'Unità un giornale in grado di camminare con le proprie gambe e del Pci una grande forza popolare) o l'attenzione e la contiguità con collaudate esperienze popolari e movimenti sociali (molti cattolici in politica nel Centro sinistra sono venuti da lì, ora sembra che sia solo Cl a rappresentare un importante bacino di approvvigionamento per il Pdl).
Insomma, il lavoro sul territorio paga e chi se ne accorge solo ora sarà costretto alla rincorsa ancora per molto tempo.
Il territorio sa dare grandi soddisfazioni, ma sa anche bastonare quando serve, sovvertire pronostici già scritti, lanciare segnali che vanno colti al volo. Alcuni esempi? Basti guardare all'esito delle urne in alcuni comuni della provincia di Brescia per capirlo. A Montichiari, feudo leghista da oltre un decennio, la candidatura targata Pdl imposta dalla segreteria provinciale contro la sezione locale del Carroccio ha punito pesantemente l'aspirante ufficiale del Centro destra, che per qualche ora ha rischiato (a beneficio di una civica) di rimanere fuori dal ballottaggio contro l'ex vicesindaco leghista che non si era piegato alle imposizioni "centraliste". Così il territorio ha punito a Iseo la candidatura del vicepresidente uscente della Provincia, leghista con casa in un paese vicino, premiando, contro ogni pronostico, il candidato di una civica il cui cuore batte a centro sinistra. Così a Orzinuovi dove il territorio ha punito (contro la logica dei numeri sancita da Europee e Provinciali) per due soli voti un'amministrazione di Centro destra a favore di una civica ad ampio spettro che predica l'attenzione alla persona. E che dire dell'assessore uscente del Carroccio che nel suo paese natale (già retto dalla Lega) riesce ad imporsi per un solo voto? E che pensare del Centro sinistra diviso a Ghedi che, se unito, forse avrebbe evitato la roulette dei ballottaggi? Urge una meditazione profonda.
Insomma, mai sottovalutare il territorio. Non tutto è televisione e veline, gioco di lobbing e comparsate video.
Non tutto, grazie a Dio.
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