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venerdì 12 giugno 2009

Certo che siamo un po' strani/2...

Certo che siamo una categoria professionale un po' strana. Continuano a dirci che i giornali e i giornalisti sono destinati all'estinzione e non capiamo che dietro a leggi come quella sulle intercettazioni telefoniche ci sta anche una forte limitazione al nostro lavoro quotidiano, un tentativo di tarpare le ali ad una delle poche ragioni, ad esempio, che rendono i giornali ancora unici e indispensabili: il giornalismo di inchiesta. Quello fatto non dagli uffici stampa, non dalla pigrizia individuale, non dal fascino del potere che talvolta ci abbaglia e ammalia, ma da professionisti preparati e precisi che non lavorano sulle tesi ma sui fatti. Quello, insomma, che all'estero continua a dare ai giornali un insostituibile ruolo di garanzia del lettore. Noi forse, distratti da altro, stiamo perdendo questo ruolo e con esso anche credibilità, autorevolezza e, come estremo punto di caduta, copie e fatturati. Siamo pronti per il riscatto? Forse siamo ancora un po' troppo distratti, ma basta una provocazione per capire se è arrivato il momento di una risposta forte: alzi la mano chi è disposto, una volta tanto, a scioperare non per il portafoglio ma per un principio che ci accompagna da sempre, la libertà di stampa.


P.s.: Clicca qui per leggere un commento di Luigi Ferrarella, cronista giudiziario del Corriere e collega fra i più serie e preparati, su intercettazioni, divieti e professione.

1 commenti:

pigro individualista ha detto...

Parole sante, ma non credo che sia solo "distrazione".

Premessa: c'è un solo ed unico problema - a brevissimo termine -: deporre il Re che ormai è pazzo. E quando dico pazzo, intendo dire sbroccato, fuori di testa, incapace di intendere e volere, paranoico, l'uomo sbagliato, nel posto sbagliato, nel momento sbagliato (non voglio parlare del consenso perchè ormai è chiaro che con la macchina da propaganda che si ritrova, il consenso di un elettore su tre è praticamente il minimo garantitio). Denunciare costantemente le bugie e le contraddizioni sue e dei suoi sgherri che, a tutti i livelli amministratvi ripropongono il modello Berluscor III.

Purtroppo, sul fronte dei giornalisti (non tutti per carità) scorgo una propensione generale al servilismo (spesso anche gratuito e non richiesto). Una predisposizione ad assencondare e ad accettare le decisioni della classe dirigente (davvero scarsa...) che c'è oggi senza criticarne l'immensa inadeguatezza, la componente esibizionistica e vanesia, la grandeur da due soldi. Così facendo si penalizza anche chi davvero si sbatte, anche nel piccolo. Credo esistano ancora uomini interessati al bene di tutti e intellettualmente onesti (in provincia di brescia ce ne saranno almeno 10...).

Il vero problema da affrontare è il Berlusconismo come modo di essere e come modello "di furbizia vincente" che và demolito a badilate. Bisogna ripartire dai ragazzi altrimenti non ne veniamo più fuori.


Risultato: L'auspicio - augurio di Piero Agostini citato qui sopra non si è tradotto in pratica. Raccontiamo davvero tutto quello che succede?


Con immutata stima e rispetto
Jebediah Wilson