Subscribe Twitter FaceBook

mercoledì 24 giugno 2009

24 giugno 1963: quarantasei anni fa...

"Giugno che sei maturità dell'anno di te ringrazio Dio
in un tuo giorno, sotto al sole caldo
ci sono nato io
ci sono nato io"
(Canzone dei dodici mesi - Francesco Guccini)




Strano anno il 1963, quel gennaio nevicò a Palermo, gli americani chiusero il penitenziario di Alcatraz, due papi si avvicendarono sul soglio di Pietro: Giovanni XXIII, che morì e un paio di mesi dopo aver firmato la Pacem in Terris, e Paolo VI, il papa bresciano, di cui mia madre racconta di aver assistito alla incoronazione in un letto d'ospedale con vicino una culla. La mia. Anno di grandi personaggi il 1963, di grande trasporto ideale: di un John Fizgerald Kennedy che pronunciò un grande inno alla libertà all'ombra del muro di Berlino ("Siamo tutti berlinesi")...




e di un Martin Luther King che cantò un grande inno all'uguaglianza con il suo famoso "I have e dream".



Anno di grandi lutti quel 1963, il mondo pianse Giovanni XXIII e la chiesa degli umili e della gente comune, John Fizgerald Kennedy, l'uomo della speranza spenta per sempre a Dallas, e il Monte Toc, là dalle parti di Longarone, franò nella diga del Vajont e quel muro d'acqua seppellì duemila persone, dando corpo ad uno dei più grossi e drammatici scandali del dopoguerra.







Quanti fotogrammi che han fatto la storia in quel 1963. Oggi, giorno del mio 46esimo compleanno, mi sono seduto e ho sfogliato il giornale. Un giornale che apriva con un'inchiesta giudiziaria che sembra più un pettegolezzo che un'indagine di polizia. Porta aperta direttamente sulla camera da letto del presidente del Consiglio... e non oso pensare a quale carica ideale potrebbe esserci dietro un "I have a dream" pronunciato da chi ci governa. Sfoglio il giornale e vedo che qualcuno nella chiesa - meglio tardi che mai - si ritrova a discutere di moralità e decenza soprattutto nella nostra classe di dirigente: benvenuti, scopritori tardivi che - per parafrasando don Milani - la coerenza non è più una virtù.
Sfoglio il quotidiano e vedo una ragazza picchiata perchè difendeva l'amico gay, e penso che c'è ancora tanta gente, nonostante il muro di Berlino sia caduto nel 1989, che i muri se li costruisce dentro la testa, attorno al cuore. Barricate contro la diversità che, quarantasei anni dopo, mi sembrano ancora alte e invalicabili; anche se questa mattina mio figlio, come sempre,per prima cosa ha cercato con gli occhi il suo migliore compagno di giochi: si chiama Lord e ha la pelle nera.
C'è speranza insomma che questi 46 anni non siano passati invano, gettati al vento. A me in questi 46 anni sono diventati i capelli bianchi nell'attesa e stamane i miei figli mi hanno detto che se sono già così brontolone a questa età, chissà quando sarò più vecchio. Come dargli torto... Ma questo padre brontolone, in 46 anni, ha coltivato tanti sogni ma si è troppo spesso trovato a metter via solo illusioni. Almeno "due o tre cartoni" per dirla con Luciano Ligabue...


0 commenti: