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lunedì 23 maggio 2011

Al mercato delle indulgenze

Ieri, parlando del clima elettorale di Milano e di come la politica stia affrontando la campagna in vista del ballottaggio, un collega ha dipinto uno scenario della situazione che mi sembra fedele come una fotografia: "Siamo al mercato delle indulgenze".
In effetti non è un gran spettacolo vedere chi governa promettere ministeri, sanatorie sulle multe, bonus e benefit di vario genere che hanno quasi il sapore del voto di scambio e che ricordano le scarpe spaiate e le mille lire tagliate con cui a Napoli il comandante Achille Lauro faceva campagna elettorale promettendo di ricostituire la coppia e la banconota a risultato acquisito. Le promesse sono il sale di una campagna elettorale, ma questa ondata di piena dà il senso di un torrente impetuoso che non sa bene dove andare, che ora punta sull'argine di sinistra ora su quello di destra rischiando, però, di tracimare facendo danni permanenti.
Nelle difficoltà la politica dovrebbe saper interpretare i disagi, capirli, cercare di porvi rimedio. A Milano, cercando di compensare la miopia e gli errori delle settimane precedenti si promette invece la luna, si occupano le tv, si gioca sporco. Le urne diranno fra una settimana se è la strategia vincente (non mi stupirebbe, in tal senso, una rimonta della Moratti), certo è che lo spettacolo di questi giorni è il segno di una decadenza che pare inarrestabile, di una politica distante, che ha perso contatto con la realtà e con il suo elettorato.
Gli indignados spagnoli
  Il declino di Zapatero è lì a indicare che i vizi che portano alla crisi sono bipartisan, che l'indignazione, se esiste, prima o poi monta a destra come a sinistra. Così ieri a Brescia il presidente di Confartigianato, Giorgio Guerrini, ha polemizzato con il ministro Maristella Gelmini spiegando che  "con i centri sociali non si arriva ai numeri raggiunti da Pisapia, ci si arriva con le migliaia di artigiani e piccoli imprenditori delusi da un governo che non ha riformato nulla tranne l'università". Il segno che, se si è arrivati a tanto, la politica forse era concentrata su altro così da tradire persino un elettorato tradizionalmente legato alla compagine di governo. A Brescia Maristella Gelmini ha replicato con il trasporto e la foga di sempre spiegando cosa il governo stia per fare e che guai Pisapia potrebbe portare a Milano. Basterà per tranquillizzare questi nuovi "indignados"  che alla tenda a Puerta del sol scelgono di manifestare il disagio e l'insoddisfazione tra il tornio e la pressa della propria fabbrichetta?
Temo di no se "italian revolution" non ha solo il volto del precariato, ma anche quello dell'imprenditoria.

REPORTAGE DA PUERTA DEL SOL





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