domenica 25 luglio 2010
Comuni e discriminazioni: Brescia, se il diritto è un optional
Dopo la sentenza di Adro che ha bloccato bonus bebè e il contributo per gli affitti perchè ritenuti discriminatori per i cittadini non comunitari, a Bresciaoggi abbiamo voluto fare un po' il punto della situazione ovvero capire quanto in questi mesi i comuni bresciani abbiano sottoscritto delibere poi impugnate perchè ritenute contrarie ai principi di uguaglianza. Sono una ventina i comuni - spiega Luca Canini su Bresciaoggi - che si sono esibiti in decisioni discriminatorie finite nel mirino della Cgil e dell'associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione, un pool di avvocati che si è preso le sue belle soddisfazioni in termini di riconoscimenti giuridici di diritti violati.
Da Brescia a Montichiari, da Ospitaletto ad Adro, passando per Chiari o Trenzano, talvolta è bastata una lettera di diffida per far rientrare la delibera, talvolta sono stati necessari cinque giudizi per vincere le resistenze dell'amministrazione. In ogni caso tutti i ricorsi (spesso contro bandi per l'assistenza sociale o requisiti per ottenere la residenza) sono stati vinti dai rappresentanti degli immigrati.
Alla luce di questo poco confortante bilancio vien da chiedersi cosa spinga i comuni a prendere decisioni che sin dalla nascita sono palesemente discriminatorie (sono valutazioni fatte dai giudici in molte sentenze). Probabilmente si tratta di propaganda, della necessità per l'amministrazione comunale di appagare le istanze del suo elettorato, convinto, spesso a torto (talvolta, infatti, i numeri e le graduatorie dicono l'esatto opposto) che via sia una sorta di favoritismo verso immigrati e stranieri. Ma questo giustifica scelte palesemente contrarie ai principi di uguaglianza. L'ultima foglia di fico utilizzata dai sindaci scomoda il consenso elettorale, spiegando che sono gli elettori a dare la linea e ad autorizzare le conseguenti decisioni amministrative (su questa tesi si è espresso anche il parlamentare leghista Davide Caparini che ha spronato il compagno di partito e sindaco di Adro a continuare fino in fondo la sua battaglia). A questi amministratori, tanto volonterosi nell'assecondare il proprio elettorato (spesso limitandosi a fare copia e incolla da delibere - tipo diffuse dal proprio partito di riferimento) verrebbe voglia di spiegare come non sarebbe male mettere un pizzico di quella buona volontà anche in un ripassino della storia repubblicana. In particolare andrebbe ripassato lo spirito con il quale i padri costituenti lavorarono alla prima parte della Costituzione, quella dei grandi diritti e dei grandi doveri.
Quei signori che avevano portato l'Italia fuori dalla dittatura e fuori da una guerra che l'aveva messa in ginocchio erano comunisti, socialisti, democristiani, azionisti; erano di destra e di sinistra. Insieme, però, convenirono che per costruire una casa solida che resistesse ai colpi di vento, bisognava darle fondamenta solide e condivise che sopravvivessero alle stagioni della politica e ai suoi eccessi, alle maggioranze e al populismo. Nacque una Costituzione che sancisce diritti precisi e che nessuno in questa sua prima parte si è mai sognato di modificare, tantomeno a colpi di maggioranza.
A Brescia, par di capire, tira aria diversa. Un'aria che sta spazzando via un po' della nostra storia democratica. Dimenticando anche la storia di un uomo che grazie ai colpi di una maggioranza riformò uno stato in senso totalitario. Il suo nome era Benito Mussolini...
Da Brescia a Montichiari, da Ospitaletto ad Adro, passando per Chiari o Trenzano, talvolta è bastata una lettera di diffida per far rientrare la delibera, talvolta sono stati necessari cinque giudizi per vincere le resistenze dell'amministrazione. In ogni caso tutti i ricorsi (spesso contro bandi per l'assistenza sociale o requisiti per ottenere la residenza) sono stati vinti dai rappresentanti degli immigrati.
Alla luce di questo poco confortante bilancio vien da chiedersi cosa spinga i comuni a prendere decisioni che sin dalla nascita sono palesemente discriminatorie (sono valutazioni fatte dai giudici in molte sentenze). Probabilmente si tratta di propaganda, della necessità per l'amministrazione comunale di appagare le istanze del suo elettorato, convinto, spesso a torto (talvolta, infatti, i numeri e le graduatorie dicono l'esatto opposto) che via sia una sorta di favoritismo verso immigrati e stranieri. Ma questo giustifica scelte palesemente contrarie ai principi di uguaglianza. L'ultima foglia di fico utilizzata dai sindaci scomoda il consenso elettorale, spiegando che sono gli elettori a dare la linea e ad autorizzare le conseguenti decisioni amministrative (su questa tesi si è espresso anche il parlamentare leghista Davide Caparini che ha spronato il compagno di partito e sindaco di Adro a continuare fino in fondo la sua battaglia). A questi amministratori, tanto volonterosi nell'assecondare il proprio elettorato (spesso limitandosi a fare copia e incolla da delibere - tipo diffuse dal proprio partito di riferimento) verrebbe voglia di spiegare come non sarebbe male mettere un pizzico di quella buona volontà anche in un ripassino della storia repubblicana. In particolare andrebbe ripassato lo spirito con il quale i padri costituenti lavorarono alla prima parte della Costituzione, quella dei grandi diritti e dei grandi doveri.
Quei signori che avevano portato l'Italia fuori dalla dittatura e fuori da una guerra che l'aveva messa in ginocchio erano comunisti, socialisti, democristiani, azionisti; erano di destra e di sinistra. Insieme, però, convenirono che per costruire una casa solida che resistesse ai colpi di vento, bisognava darle fondamenta solide e condivise che sopravvivessero alle stagioni della politica e ai suoi eccessi, alle maggioranze e al populismo. Nacque una Costituzione che sancisce diritti precisi e che nessuno in questa sua prima parte si è mai sognato di modificare, tantomeno a colpi di maggioranza.
A Brescia, par di capire, tira aria diversa. Un'aria che sta spazzando via un po' della nostra storia democratica. Dimenticando anche la storia di un uomo che grazie ai colpi di una maggioranza riformò uno stato in senso totalitario. Il suo nome era Benito Mussolini...
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