venerdì 23 luglio 2010
Adro, il Comune invoca la volontà degli elettori, ma per i giudici discrimina
Dopo le polemiche sulla mensa negata agli indigenti (caso che divide ancora e ha portato nel caos l'associazione dei genitori che gestisce il servizio, che ora deve fare i conti con un doppio direttivo, uno dei quali sponsorizzato dal sindaco) il Comune di Adro torna alla ribalta delle cronache per un altro atto ritenuto discriminatorio: aver negato il bonus bebè e il contributo per l'affitto ai cittadini non appartenenti all'Unione europea.
Per i giudici quei regolamenti emessi dal comune sono illegittimi perchè discriminatori, perchè non è possibile prevedere delle prestazioni sociali che vengano erogate con criteri che valutino i requisiti di ammissione in base alla razza, così come, al contrario, prevedevano gli amministratori adrensi che, addirittura, riservavano il contributo per i nuovi nati solo a genitori coniugati (e le ragazze madri?) e a cittadini entrambi comunitari (escluse quindi le coppie miste). Il giudice del tribunale di Brescia si è limitato a ribadire ciò che aveva detto e scritto in altri provvedimenti analoghi cassati ad altre amministrazioni della provincia (in questi anni è stato un fiorire di delibere discriminatorie), ma nella sua sentenza (che riproduciamo qui sotto) fa un curioso riferimento alla memoria presentata dai legali del Comune, memoria nella quale si sostiene che non si violerebbe il principio di parità di trattamento in quanto i regolamenti contestati sarebbero in sintonia con la "linea di governo locale premiata dal corpo elettorale locale". Una tesi talmente ardita che potrebbe finire per giustificare qualsiasi comportamento in barba all'etica e alle leggi.
Sul punto mi viene in mente una frase che ho letto nell'autobiografia di Mino Martinazzoli dal titolo "Uno strano democristiano": "La maggioranza governa non perchè ha ragione, ma ha ragione di governare perchè è maggioranza". Un concetto, però, forse troppo complesso per qualche amministratore locale.
La Sentenza Contro Adro
Per i giudici quei regolamenti emessi dal comune sono illegittimi perchè discriminatori, perchè non è possibile prevedere delle prestazioni sociali che vengano erogate con criteri che valutino i requisiti di ammissione in base alla razza, così come, al contrario, prevedevano gli amministratori adrensi che, addirittura, riservavano il contributo per i nuovi nati solo a genitori coniugati (e le ragazze madri?) e a cittadini entrambi comunitari (escluse quindi le coppie miste). Il giudice del tribunale di Brescia si è limitato a ribadire ciò che aveva detto e scritto in altri provvedimenti analoghi cassati ad altre amministrazioni della provincia (in questi anni è stato un fiorire di delibere discriminatorie), ma nella sua sentenza (che riproduciamo qui sotto) fa un curioso riferimento alla memoria presentata dai legali del Comune, memoria nella quale si sostiene che non si violerebbe il principio di parità di trattamento in quanto i regolamenti contestati sarebbero in sintonia con la "linea di governo locale premiata dal corpo elettorale locale". Una tesi talmente ardita che potrebbe finire per giustificare qualsiasi comportamento in barba all'etica e alle leggi.
Sul punto mi viene in mente una frase che ho letto nell'autobiografia di Mino Martinazzoli dal titolo "Uno strano democristiano": "La maggioranza governa non perchè ha ragione, ma ha ragione di governare perchè è maggioranza". Un concetto, però, forse troppo complesso per qualche amministratore locale.
La Sentenza Contro Adro
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