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giovedì 3 giugno 2010

La festa della Repubblica e la repubblica delle banane (purchè non si consumino ai giardini)

Ieri, festa della Repubblica, pedalando per il paese, ho assistito ad un assembramento che altrove sarebbe costato caro: un folto gruppo di ragazzi intenti ad una partita di cricket. Luogo prescelto un campo di calcio di periferia con annesso rettangolo per il basket. Sorridevo con i miei figli pensando che prima o poi dovrò imparare le regole di questo gioco molto british, che solo noi italiani vediamo come principio di trasgressione e pensando alla civilissima Brescia che ha già elargito qualche multa salata ai giocatori "on the road" incappando anche in qualche giovane e promettente nazionale che, semplicemente, non aveva altro luogo per allenarsi.
Appartenendo ad una generazione che qualche partita a "ciancol" per strada è riuscita ancora a farla, senza menarsela tanto con la riscoperta delle radici, sorrido davanti alla pioggia di divieti che costellano le nostre città, a partire da Brescia che nel nome della "sicurezza e del decoro" ha snocciolato una serie di divieti che in  alcuni casi sono comici (leggi qui l'articolo 7 del regolamento) .
E proprio stamane, sfogliando i giornali trovo che a Brescia si protesta contro le regole antilibertà diventate persino fonte di ironie sui social network dove prolifera un gruppo contro le Regole assurde a Brescia. Giocare nei parchi? Vietato. Lavarsi ad una fontana? Vietato. Sedersi per strada? Vietato. Tutta colpa dell'amministrazione Pdl-Lega? Non proprio, visto che la prima virata repressiva ad un regolamento del 2002 venne data nel 2005 dall'allora amministrazione Corsini. Ricordo, in proposito, un botta e risposta ospitato su Bresciaoggi tra il sottoscritto ("perchè no") e il collega Massimo Tedeschi ("perchè sì") sulla necessità o meno di questo giro di vite.
Personalmente resto dell'idea di allora: introdurre regole che vadano oltre il buon senso e la necessità di costruire una pacifica convivenza civile in cui tutti ci dobbiamo sentire responsabili della cosa pubblica (se vedo dei ragazzi danneggiare dei giochi al parco non mi servono nè vigili urbani, nè regolamenti: da cittadino ho l'obbligo morale di intervenire a tutela di un bene che è anche mio), crea norme inefficaci (che nessuno alla fine rispetterà)  e finisce per diventare un ostacolo alla coesione sociale. Se poi ci mettamo alcuni atteggiamenti non scritti, ma che puzzano di discriminazione lontano un miglio, o alcune norme che sono concettualmente zoppe (che senso ha vietare di giocare al parco se non si creano spazi attrezzati in numero sufficiente?) capiamo che un regolamento di questo genere è destinato presto ad essere una sommatoria di belle parole a fini propagandistici. Un esempio? Vietato indicare parcheggi liberi e chiedere soldi per questo, ma basta arrivare nel piazzale antistante l'obitorio dell'ospedale civile a Brescia per capire che la norma è di fatto inefficace. Vietato comprare droga sulla pubblica via (non era sufficiente la segnalazione alla Prefettura?), ma basta andare in alcuni punti caldi della città per capire quanto il regolamento non sia un deterrente. Vietato contrattare prestazioni sessuali in auto, ma basta passare in alcune strade a luci rosse per comprendere che il fenomeno è sì un po' rallentato, ma tutt'altro che debellato, visto che è soltano migrato un po' più in là. Comunque la sicurezza è salva? Non direi, visto che è di queste ore un accoltellamento in una delle zone della movida bresciana.
Insomma certe regole sembrano un po' da "repubblica delle banane". Purchè le banane non si consumino in luogo pubblico. Ovviamente.

Leggi qui l'intero regolamento di Brescia

REGPOLIZIAURBANA

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