"E' un libro che nasce da un impeto. Da una passione per l'Italia, in un momento in cui sembriamo scarichi di sogni, di visioni. E da una passione per la Chiesa. Che corre anch'essa il rischio dell'inerzia, ma ha enormi potenzialità, direttamente proporzionali alla sua capacità di vivere e trasmettere una sua sensibilità evangelica".Sessantacinque anni, consigliere della Comunità di S.Egidio, l'Onu di Trastevere come lo chiamano a Roma per le grandi capacità di far dialogare i popoli andando oltre i governi, vescovo di Terni, monsignor Vincenzo Paglia presenta oggi sul Corriere della Sera il suo ultimo libro "In cerca dell'anima. Dialogo su un'Italia che ha smarrito se stessa" (Piemme, 19 euro).
Vincenzo Paglia, vescovo di Terni al Corriere della Sera
Un libro che è la sintesi di un confronto con Franco Scaglia, (nella foto a destra) scrittore cattolico e presidente di Rai Cinema. Sollecitato da Aldo Cazzullo, monsignor Paglia distilla alcune valutazioni interessanti su questa Italia ormai in riserva.
"I comportamenti distorti, criminosi, sono la punta di un malessere più generalizzato e profondo - argomenta alla domanda se in Italia esista una crisi morale -. Il vero segno della crisi infatti è che gli scandali - che non mancano mai nella storia - oggi non riescono a provocare una reazione tale da cambiare nel profondo la società e i comportamenti della gente. Di qui la rassegnazione e il ripiegamento, una sorta di malattia che chiamiamo inerzia. Si dice spesso di abbassare i toni. Dobbiamo invece alzare le idee e le prospettive. Insomma ritrovare un'anima".
Da prete monsignor Paglia chiede alla Chiesa di essere più viva, più coinvolta, "più preoccupata del Paese a tutto campo, della qualità della vita di tutti". Quale qualità, quale vita di tutti in un Paese che sembra interessato solo all'orticello di pochi? "Assistiamo ad uno sfarinamento della coscienza comune - osserva il vescovo di Terni -, alla prevalenza degli interessi di campanile e di gruppo su quelli generali. In verità un soggettivismo esasperato sta divorando la coscienza collettiva. (...) Bisogna riprendere a pensare e a dibattere su quale Paese, quale società, vogliamo costruire".
Un impegno non da poco che le nostre "anime perse" faticano ad onorare.
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