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venerdì 19 marzo 2010

Busi e l'isola dell'ipocrisia: ma in che parte di mondo stanno i naufraghi?

"L'ipocrisia è il preludio alla castrazione intellettuale"
Arrigo Cajumi (Il malpensante - da Pensieri di un libertino)
Ipocrisia. Ne parlano in tanti oggi sui giornali discorrendo dell'esclusione di Aldo Busi dai programmi Rai (lo so: i problemi dell'Italia sono altri. Ma il cazzeggio su questo tema svaga quel tanto che basta per non mettersi a piangere). E a me, trattandosi di Busi, viene in mente quel dialogo tra Lunetta Savino (madre acquisita di un ragazzo omossessuale morto dopo un malore)  ed Ennio Fatastichini, amico del figlio, nel film "Saturno contro" (2006):
- "Anche lei è gay?"
- "No, io sono frocio"
- "Ah, si figuri, pensavo fosse la stessa cosa"
- "Sì, ma io sono un uomo all'antica".
 Quanta ipocrisia, quanta falsa delicatezza, si nascondono spesso dietro le parole e i comportamenti e non è un caso che proprio Aldo Busi, barba sfatta e sguardo alla deriva, si sia definito con naturalezza una "vecchia checca", senza falsi paraventi e senza tanti, stucchevoli, giri di parole.
E l'anatema di Liofreddi e Masi sulle regole infrante, al di là del monologo fuori controllo dello scrittore di Montichiari, non sono altro che, come è accaduto per Morgan, l'ennesimo esercizio di ipocrisia. Perchè? Perchè l'epilogo era ampiamente prevedibile e perchè il personaggio Busi era stato invitato proprio per questo (con tanto di liberatoria - a detta dello stesso Busi - sulla clausola contrattuale di non parlare in termini offensivi di politica e religione). Una delle prime volte che ho incrociato personalmente Aldo Busi era fra i banchi dell'esame di stato per diventare giornalista professionisat (anno 1990) e anche quell'appuntamento negli sconfinati scantinati dell'hotel Ergife di Roma divenne per lui l'occasione per scagliarsi contro la casta dei giornalisti, contro il potere, contro l'ordine costituito. Lo fece (dopo la bocciatura del suo "tema" che probabilmente era un ottimo esercizio di letteratura, ma rispondeva meno ai canoni classici di un articolo di giornale) con la solita arguzia, con la solita veemenza impreziosita da una innegabile, intelligente, cultura. Non credo che Busi abbia mai ripetuto quell'esame, ma nemmeno che l'ordine dei giornalisti o la commissione esaminatrice abbia mai fatto editti bulgari o scelto vie giudiziarie per la credibilità minata.
Busi è Busi e si compra "all inclusive", tanto le "avvertenze", così come gli effetti indesiderati, sono noti da anni e scritti da tempo sull'etichetta. Ecco perchè Aldo Grasso oggi sul Corriere scrive un fondo dal titolo significativo: "L'ipocrisia di una scandalo annunciato".  E osserva: "Prima gli concedono la licenza d’uccidere e poi si strappano i capelli perché ha premuto il grilletto". Sì perchè Busi, forse con qualche eccesso e qualche isterismo, ha risposto egregiamente alle regole di ingaggio. "Siamo di fronte - spiega, sempre sul Corriere, il critico letterario Massimo Onofri - alla solita ipocrisia mielosa e stucchevole che caratterizza questo Paese. Non si può invitare uno come Busi e poi pensare di imbrigliarlo, di contenerlo".
La sua autoesclusione con "editto bulgaro" al seguito è forse anche il segno di un esperimento fallito: quello di mettere un pesce tropicale, colorato ed elegante, nel fosso dove nuotano apatici e grigi pesci d'acqua dolce, più amanti del fango che dei coralli. "Perché Busi ha deciso si andare via - si chiede infatti Aldo Grasso -? Il corpo estraneo è stato espulso. Gli anticorpi della tv generalista (da un concorrente, famoso nel suo condominio, che si esprime solo in romanesco a Mara Venier, da Rossano Rubicondi al figlio adottivo di Renato Zero) lo hanno cacciato. Busi aveva esaurito le energie di sopportazione perché è duro stare tre settimane con persone che parlano un’altra lingua fingendo di parlare la tua". E così la tv generalista ha rimpiazzato Aldo Busi con Ivana Trump, l'intelligenza con il silicone. Quindi - è l'invito di Aldo Grasso - "Busi poteva risparmiarsi un congedo così inopportuno, così inaccettabile. Ma ora Masi, Raidue, Magnolia, la Ventura evitino di impartirci lezioncine di morale".
E Busi? Che ne sarà di lui? Eviterei di scomodare il Wwf o Amnesty International. Siamo grandi a sufficienza per essere d'accordo con Gianluca Nicoletti che su "La Stampa" scrive (in un articolo intitolato "Busi in tv salta il tappo par condicio"): "Aldo Busi ha finalmente ottenuto l’anatema che tanto ha cercato. Ora nel martirologio degli eretici potrà giganteggiare come vittima sacrificale per eccellenza, offuscando le ultime agiografie degli esclusi, dei reietti, degli azzittiti, epurati, dimezzati, ridotti".
Resta lo spettacolo ipocrita di una caciara mediatica che lo stesso Nicoletti descrive così: il Busi-pensiero "ha provocato l'immediato e cocente sdegno corale da parte dei tanti politici di ogni segno che ieri hanno, grazie a Busi l'apostata, lenito la loro crisi d'astinenza da dichiarazione indignata. All'unisono hanno richiesto la pena suprema. Sia scomunicato il reprobo che ha rotto l'idillio della tv profumata dall'arbre magique della par condicio. La Rai ha così preso al volo l'occasione di punirne uno per educarne cento. Ora Busi è esiliato da tutte le televisioni dell'Impero e vagherà «Esecrato, maledetto ed espulso», ma a differenza di Spinoza, solo fino alla prossima catartica ospitata riparatrice".
E dopo tutto ciò viene da chiedersi: su quale parte di mondo stanno i naufraghi?

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