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martedì 19 maggio 2009

Giustizia: ma stiamo lavorando per la giustizia?

A volte mi chiedo se si stia valorando per il bene della giustizia italiana, che - non dimentichiamolo - viene dopo quella dell'Angola per efficienza. Leggete questo editoriale apparso su La Stampa e scritto da Bruno Tinti, magistrato torinese di quelli che non le mandano a dire. Urge una riflessione seria.


Editoriali
19/5/2009 -
Il magistrato? Cieco per legge
BRUNO TINTI
Il Parlamento (beh, non esageriamo, il governo, che lo obbligherà a votare la fiducia) sta per emanare una nuova legge che impedirà al Pm di prendere, di propria iniziativa, notizia dei reati. Fino ad ora c’era l’articolo 330 cpp che faceva obbligo a Pm e polizia di non aspettare le denunce dei cittadini: se un reato era stato commesso e se il Pm se ne rendeva conto, doveva subito aprire un’indagine. In realtà proprio così sono cominciati molti processi importanti. Ne ricordo uno per tutti, aperto proprio da me, quand’ero procuratore aggiunto a Torino: Telekom Serbia, che permise di smascherare il complotto ordito nei confronti di Prodi, Dini e Fassino, accusati falsamente di aver intascato tangenti in occasione dell’acquisto fatto da Telecom Italia di una parte del pacchetto azionario di Telekom Serbia. Adesso il Pm non può più aprire un’indagine di sua iniziativa: se un reato è stato commesso la polizia deve mandargli un rapporto (oppure un privato cittadino deve fare denuncia); altrimenti niente, l’indagine non comincia e il processo non si fa.Proviamo a immaginare che un ladruncolo in perfetta salute entri in un commissariato e ne esca con la faccia pesta; ovvero che un indagato per violenza carnale, pur essendo innocente, confessi alla polizia d’averla commessa. Non solo un sagace Pm ma qualunque persona ragionevole immaginerà che il primo è stato pestato e che il secondo potrebbe averlo fatto perché minacciato o picchiato. Adesso, con la nuova legge, se le violenze eventualmente commesse dalla polizia vengono denunciate, il Pm aprirà un’indagine; se invece, come talvolta accade, verrà spiegato che le scale erano ripide e quell’incapace è inciampato; oppure che, in un momento di sconforto, il depresso di turno ha deciso di accusarsi di un reato mai commesso, non si potrà fare nulla. Certo, i due malcapitati potranno denunciare autonomamente il fatto; oppure lo potrà fare un collega o addirittura un superiore dei poliziotti che (forse) hanno pestato il primo e minacciato o torturato il secondo. Non sono situazioni molto frequenti.Oppure proviamo a immaginare che qualche politico accetti le consuete tangenti per favorire qualcuno dei suoi passati o futuri elettori; e che il risultato della corruzione sia un appalto che non doveva essere attribuito, una concessione edilizia contraria alla legge e al piano regolatore, una nomina a un importante incarico pubblico che non doveva avvenire, finanziamenti pubblici dati a chi non ne ha diritto oppure utilizzati per scopi non istituzionali. E proviamo a immaginare che uno dei tanti ispettori, funzionari, ufficiali di polizia giudiziaria di specchiata onestà e di grande capacità investigativa, che collaborano con le Procure della Repubblica, si renda conto dei reati che vengono commessi e cominci a indagare. E proviamo a immaginare che i ministri dll’Interno, della Difesa o delle Finanze (rispettivamente superiori gerarchici di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza), espressione di quella stessa classe politica che ha applaudito l’autocertificazione d’innocenza di Mastella, che ha immediatamente preso le difese di Del Turco, che ha ordinato le ispezioni negli uffici giudiziari che indagavano il governatore Fitto... ma l’elenco è sterminato; ecco, proviamo a immaginare che telefonino al prefetto, al questore, al comandante generale dell’Arma o del Corpo; e che ordinino (ne hanno la facoltà) di smetterla, di non fare alcuna indagine, di lasciar perdere. Cosa pensate che accadrà? E come si sentiranno i poliziotti, i carabinieri, i finanzieri che hanno lavorato come bestie e a cui verrà detto che non se ne parla nemmeno, tutto nel cestino?Per finire, provate a immaginare che cosa accadrebbe in Abruzzo, se il presidente del Consiglio, che ha già manifestato la sua insofferenza per le eventuali inchieste che la Procura della Repubblica dell’Aquila avrebbe potuto iniziare nei confronti dei criminali che avevano costruito i palazzi con la sabbia di mare, spiegasse ai ministri competenti che, adesso che si può per via della nuova legge, sarà proprio bene assicurarsi che Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza non facciano pervenire rapporti a questi Pm che fanno solo del male. Insomma, il Pm reso cieco per legge; e i suoi cani guida addestrati a obbedire ai comandi di qualcun altro.

(Da La Stampa.it)

3 commenti:

stefytolly ha detto...

Mi sembra che questo sia il sistema in vigore in Usa da anni, o sbaglio?

Micky ha detto...

Il problema reale è che la maggior parte della gente in Italia non si rende affatto conto di come si stia stravolgendo la giustizia italiana, se non quando la prova sulla propria pelle. C'è una diffusa ignoranza ed un disinteresse totale. Conta molto di più sapere se il premier riuscirà a salvare il proprio matrimonio o no, non importa se nel frattempo il Paese affonda. Bisogna investire sulla cultura e sulla socialità...solo con il confronto si possono aprire gli occhi.

Marco Toresini ha detto...

Per Stefy: l'America è un altro mondo, per tradizione giuridica e per modo di concepire la giustizia e i suoi valori (vedi il valore della falsa testimonianza, ad esempio. Mutuando alcuni istituti e altri no otterremo un organismo geneticamente modificato dagli esiti poco prevedibili.

Per Micky: parole sante le tue