Quanto costa una donna da avviare alla prostituzione? Dai mille ai 14 mila
euro. Qual è il fatturato annuo dei trafficanti? Dai 2 e mezzo ai 74 milioni
di euro. E il fatturato annuo degli sfruttatori? Dai 475 ai 950 milioni di
euro. Le cifre sono quelle dell’analisi "Transcrime 2000" e sia pur pescando
in un sommerso criminale che non fa lo scontrino dà il polso di un fenomeno
che, nonostante provvedimenti anche recenti, pulsa ancora nelle strade e
nelle notti di tante città. A parlare del fenomeno a Brescia è ora il saggio
«Marciapiedi - La prostituzione nella Brescia contemporanea», pubblicato da
Carlo Alberto Romano, docente di Criminologia all’Università di Brescia, per
i tipi di Liberedizioni Brescia, con il quale la casa editrice cittadina
avvia la collana Bs64, sessantaquattro pagine per conoscere la nuova
Brescia.
E Carlo Alberto Romano coglie a pieno lo spirito della collana, dando in 64
pagine inquadramento storico, analisi statistica, valutazione prospettica
sul futuro di un fenomeno che a Brescia ha radici profonde. Così se Marin
Sanudo, viaggiatore della Repubblica Veneta del 1483 descriveva Brescia come
città «fornida di fontane, campane et putane», negli anni ’90 la
magistratura bresciana fu una delle prime ad utilizzare il pugno di ferro
della «riduzione in schiavitù» per punire le bande di sfruttatori. Così se
all’antica arte del meretricio Brescia aveva dedicato vie, case e quartieri,
alla nuova prostituzione i bresciani hanno saputo dare un aiuto concreto con
il lavoro contro corrente di associazioni come Imp-sex, che hanno tolto
dalla strada tante ragazze.
«Marciapiedi» è in distribuzione nelle librerie, ma Carlo Alberto Romano ha
scelto, per l’anteprima del saggio, una location particolare (il carcere di
Verziano) e un’altrettanto singolare platea (le ospiti della sezione
femminile del penitenziario cittadino). Una presentazione introdotta da uno
spettacolo delle ragazze della Quinta A del liceo linguistico Gambara
ispirato alla piaga della prostituzione.
«Non bisogna arrendersi davanti all’ipocrita rassegnazione che il problema è
sempre esistito» ha spiegato il professor Romano, davanti ad una platea i
cui sguardi, in alcuni casi raccontavano, storie non troppo diverse da
quelle portate in scena dalle ragazze del Gambara. «Non arrendetevi - ha
continuato - alle imposizioni e alla violenza. Non esiste solo la schiavitù
di chi impone, ma anche la schiavitù di chi vi dice che non potete fare
altro. Fatevi testimoni della non eludibilità della situazione».
Un appello che voleva scaldare i cuori di vite faticate e che sta anche
nella sintesi che Carlo Alberto Romano vuole affidare a «Marciapiedi»: «una
possibile, forse l’unica, forma di contrasto alla prostituzione - scrive - è
l’integrazione delle persone coinvolte, senza paura di dover contrastare
immotivati, transitori e velleitari livelli di contrasto ideologico basati
sul tentativo di intercettare gli umori reazionari di una emotività
superficiale e contingente». Insomma, ridare valore alla persona e alla
convivenza in una Brescia che non deve essere più solo ricordata per
«fontane, campane et putane».
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