mercoledì 22 aprile 2009
Il paese delle troppe regole
"Multe ai mimi, multe agli artisti di strada e ora multe a chi mangia kebab. Che tristezza, in giro resterà solo gente che parla di politica" (Enrico Bertolino al "Corriere della Sera")
Ora tocca ai kebab: vietato consumare il cibo per strada davanti al locale. E' l'ultima regola introdotta dalla Regione Lombardia, dopo che in questi anni è diventato "somma iniuria" giocare a calcio nei parchi, consumare cibo e bevande su una panchina, fare tutta una serie di cose che, fino a qualche anno fa regolavano il nostro vivere quotidiano, la nostra socialità, il nostro stare con gli altri. Ora è una gara chi inventa la regola più stolta. A Dello, paese della provincia di Brescia, il regolamento impone il divieto di stendere i panni alla finestra. Le società produttrici di asciugatrici ringraziano di tanto zelo, ma che senso ha una regola 'si fatta? Non è meglio spiegare che, per buona educazione e rispetto delle persone, i panni vanno sì stesi al sole, ma evitando che sgocciolino sulla testa di passanti o dell'inquilino del piano di sotto?
E' lo stesso principio che passa tra l'educare e il vietare. Si dicono le stesse cose, ma educare costa fatica, mobilità le coscienze, bisogna fare i conti con qualche piccolo insuccesso; vietare è lo sbocco ideale per una politica in cerca di slogan e per una società disorientata dalla paura di crescere. E non fa nulla se alla apparente tranquillità del divieto di oggi, domani arriverà la trasgressione. Sì perchè troppe regole non supportate da una adeguata educazione finiscono inesorabilmente per essere dimenticate, superate dalla routine dei comportamenti.
Tempo fa un sindaco di un grosso centro della provincia di Brescia mi spiegò di aver convocato in comune i rappresentanti di una comunità straniera radicata in paese perchè in un palazzo da loro abitato gli inquilini erano soliti sputare dai balconi. "Nella loro cultura - spiegava il sindaco - questo non è un comportamento deplorevole. Io gli ho detto che in Italia non è così e che nel nome di una convivenza civile gli sputi dalle finestre dovevano cessare". La comunità capì ed ora quel palazzo è un po' meno terra di nessuno e un po' più italiano. Con buona pace di chi ha punito un gruppo di stranieri che mangiava un mango sulle panchine di un parco di Brescia.
Ora tocca ai kebab: vietato consumare il cibo per strada davanti al locale. E' l'ultima regola introdotta dalla Regione Lombardia, dopo che in questi anni è diventato "somma iniuria" giocare a calcio nei parchi, consumare cibo e bevande su una panchina, fare tutta una serie di cose che, fino a qualche anno fa regolavano il nostro vivere quotidiano, la nostra socialità, il nostro stare con gli altri. Ora è una gara chi inventa la regola più stolta. A Dello, paese della provincia di Brescia, il regolamento impone il divieto di stendere i panni alla finestra. Le società produttrici di asciugatrici ringraziano di tanto zelo, ma che senso ha una regola 'si fatta? Non è meglio spiegare che, per buona educazione e rispetto delle persone, i panni vanno sì stesi al sole, ma evitando che sgocciolino sulla testa di passanti o dell'inquilino del piano di sotto?
E' lo stesso principio che passa tra l'educare e il vietare. Si dicono le stesse cose, ma educare costa fatica, mobilità le coscienze, bisogna fare i conti con qualche piccolo insuccesso; vietare è lo sbocco ideale per una politica in cerca di slogan e per una società disorientata dalla paura di crescere. E non fa nulla se alla apparente tranquillità del divieto di oggi, domani arriverà la trasgressione. Sì perchè troppe regole non supportate da una adeguata educazione finiscono inesorabilmente per essere dimenticate, superate dalla routine dei comportamenti.
Tempo fa un sindaco di un grosso centro della provincia di Brescia mi spiegò di aver convocato in comune i rappresentanti di una comunità straniera radicata in paese perchè in un palazzo da loro abitato gli inquilini erano soliti sputare dai balconi. "Nella loro cultura - spiegava il sindaco - questo non è un comportamento deplorevole. Io gli ho detto che in Italia non è così e che nel nome di una convivenza civile gli sputi dalle finestre dovevano cessare". La comunità capì ed ora quel palazzo è un po' meno terra di nessuno e un po' più italiano. Con buona pace di chi ha punito un gruppo di stranieri che mangiava un mango sulle panchine di un parco di Brescia.
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