martedì 28 aprile 2009
I ragazzi senz'anima e il disprezzo della vita
"Un'inquetante normalità del male, che trova origine nella vacuità di giornate trascinate senza studio senza desiderio di apprendere, riempite solo dallo scorrere del tempo e svuotate nella qualità delle relazioni, dal trascinarsi tra video e stupefacenti" (Giuseppe Battaino, giudice per le indagini preliminari di Varese, nell'ordinanza di convalida dell'arresto di Andrea Bacchetta e Jacopo Merani)
"Un omicido nato in un contesto di disprezzo della vita umana". Forse non servivano le valutazioni del giudice Giuseppe Battaino per scoprire il contesto dell'uccisione a Varese di Dean Catic, 17 anni, ad opera degli amici Andrea Bacchetta e Jacopo Merani di poco più giovani, ma quelle valutazioni fatte nero su bianco sono un atto di accusa un po' per tutti, per la nostra responsabilità civile che, davanti a queste cose, forse non dovrebbe rimanere inerte. Se davanti al giudice uno degli indagati "ritiene di poter essere superiore e sprezzante rispetto alla vicenda giudiziaria", una storia di crudeltà che potrebbe condurlo dritto all'ergastolo, è forse perchè questi due giovani sono figli di una terra di nessuno, venuti al mondo in un mondo di valori virtuali. Forse perchè sono giovani che "vagano in questa città privi di reale e serio radicamento sociale, culturale, lavorativo". Quanti non luoghi sono cresciuti in torno a noi? Quanti volti ci guardano con lo sguardo assente di chi appare distante - per dirla con il gip di Varese - "dalla soglia minima di rispetto della vita e dell'integrità fisica altrui"? Ma la nostra esistenza sarà pure un po' agra, un po' glamour, un po' Malavoglia, un po' Fabrizio Corona; sarà tutto ciò, ma non diventerà mai un videogame.
"Un omicido nato in un contesto di disprezzo della vita umana". Forse non servivano le valutazioni del giudice Giuseppe Battaino per scoprire il contesto dell'uccisione a Varese di Dean Catic, 17 anni, ad opera degli amici Andrea Bacchetta e Jacopo Merani di poco più giovani, ma quelle valutazioni fatte nero su bianco sono un atto di accusa un po' per tutti, per la nostra responsabilità civile che, davanti a queste cose, forse non dovrebbe rimanere inerte. Se davanti al giudice uno degli indagati "ritiene di poter essere superiore e sprezzante rispetto alla vicenda giudiziaria", una storia di crudeltà che potrebbe condurlo dritto all'ergastolo, è forse perchè questi due giovani sono figli di una terra di nessuno, venuti al mondo in un mondo di valori virtuali. Forse perchè sono giovani che "vagano in questa città privi di reale e serio radicamento sociale, culturale, lavorativo". Quanti non luoghi sono cresciuti in torno a noi? Quanti volti ci guardano con lo sguardo assente di chi appare distante - per dirla con il gip di Varese - "dalla soglia minima di rispetto della vita e dell'integrità fisica altrui"? Ma la nostra esistenza sarà pure un po' agra, un po' glamour, un po' Malavoglia, un po' Fabrizio Corona; sarà tutto ciò, ma non diventerà mai un videogame.
Etichette:
educazione,
giovani,
ragazzi senz'anima,
varese
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
0 commenti:
Posta un commento