lunedì 7 febbraio 2011
Chi non ruba è un cretino
Nei giorni scorsi Adriano Celentano ha spedito al Corriere il testo di un suo dialogo con Beppe Grillo. Un dialogo fra due spiriti contro che si incrociano spesso (andate al Bolognese, ristorante di Marina di Bibbona, la località dove Beppe Grillo ha la casa al mare, e troverete una foto che li immortale attorno ad un tavolo) e che oggi si prende un intera pagina del quotidiano di via Solferino. Nel dialogo si parla di sogni svaniti e di bisogni della gente, dell'esperienza politica del movimento del comico Beppe e delle battaglie contro il cemento del cantante Adriano. Si parla anche di una politica malata e di un'Italia che si ammala con lei, un'Italia in bancarotta che non ha bisogno di un leader credibile e onesto, ma di un curatore fallimentare. E Adriano Celentano chiude con una parabola: «Poniamo il caso che tu sia il mio datore di lavoro. Oggi, giorno di sabato, nel riscuotere la paga mi accorgo che per errore mi hai dato 5 euro in più del dovuto. Se faccio finta di niente e tiro dritto, dentro di me mi vergogno anche se si tratta di una miseria. La mia coscienza subito mi direbbe che se già comincio a rubare le cose che neanche mi servono, figuriamoci cosa farò quando il bottino sarà molto più grande e desiderabile. Gesù, quindi, ci sta semplicemente dicendo che per praticare l'arte dell'onesto cittadino come anche quella del ladro è necessario un certo allenamento. Per cui se fin da piccoli ci alleniamo a rubare, non dobbiamo meravigliarci se poi da grandi, si forma in noi la malsana idea che CHI NON RUBA è un CRETINO».
Un'amara verità alla quale noi italiani, dopo lo stupore iniziale, forse ci stiamo rassegnando, stanchi di indignarci e di essere derisi come visionari. Come un Adriano Celentano e un Beppe Grillo qualsiasi.
Un'amara verità alla quale noi italiani, dopo lo stupore iniziale, forse ci stiamo rassegnando, stanchi di indignarci e di essere derisi come visionari. Come un Adriano Celentano e un Beppe Grillo qualsiasi.
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