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venerdì 21 gennaio 2011

Dai Balletti verdi al Bunga-Bunga e il manifesto del Puttanesimo...

Mesi fa, agli albori della vicenda Ruby, la scrittrice Michela Murgia sostenne alla Invasioni Barbariche di Daria Bignardi che "il puttanesimo è una filosofia di vita". Ora che attorno ai festini di Arcore si è scatenato l'ennesimo desolante teatrino, che dipinge un mondo di satrapi ed ex vergini dal gusto medioevale o da decadenza dell'impero romano, credo che Michela Murgia avesse fatto, nel novembre scorso, una grande opera di sintesi, distillando un concetto che ora indigna tutti.
Indigna la Chiesa che ha tardivamente scoperto, davanti alle carte di un giudice, che molti di quelli che sono sfilati al family day avevano una concezione tutta particolare di figli, famiglia, valori. Turba i maestri delle buone maniere e dei buoni consigli che si chiedono (Isabella Bossi Fedrigotti sul Corriere) "Quale immagine della vita civile stiamo offrendo ai nostri figli?". Turba i giornalisti che si chiedono fin dove puo' arrivare il naturale rispetto per il proprio datore di lavoro in una professione che fa della libertà di parola e di critica una parte fondante del proprio lavoro? "Ci sono i commentatori dipendenti e i commentatori indipendenti - scriveva ieri Beppe Savergnini sul Corriere, dopo aver piantato in asso Alessio Vinci a Matrix per la scarsa obiettività del programma sulle notizie del giorno -. Ai primi - ministeriali e aziendali - che vogliamo dire? Questo, forse: cos'altro deve fare il Capo perchè dalle vostre bocche e dalle vostre penne esca non dico una critica - per carità! - ma almeno un dubbio, una perplessità, un'obiezione?". Turba tutti questa storia che ricorda un po' quegli scandali anni '60 che a Brescia, ad esempio, finirono per essere catalogati come "Balletti Verdi", storie di sesso e festini (omosessuali) che coinvolgevano personaggi dello spettacolo a due passi dalla città. Ho ritrovato on line una frase tratta dal Giornale di Brescia sulla vicenda e, mutata un po' la prosa, potrebbe adattarsi perfettamente a commentare le feste di Arcore: «Da parecchio tempo si parlava in città di una vasta operazione intrapresa dagli organi investigativi per bloccare un dilagante circuito del vizio, in cui si trovavano coinvolti uomini di giovane e meno giovane età. Le notizie relative a convegni immorali, a trattenimenti di genere irriferibile, ad adescamenti ed a corruzioni e ricatti sono ripetutamente giunte fino a noi».
L'inchiesta nel '64 finì in una bolla di sapone con una sola condanna per favoreggiamento della prostituazione (reato ricorrente a quanto sembra) e si discusse a lungo di morale: erano gli anni '60 e parlare di omosessualità era qualcosa di più di uno scandalo.
Oggi molti sperano che la storia di Ruby finisca come quella dei balletti verdi, in una grande bolla di sapone. Più difficile, però, sarà dimenticare che al centro delle danze, al centro del bunga bunga, c'è un anziano signore che di professione fa il presidente del Consiglio.
Siamo tutti turbati dalle oltre 300 pagine dell'avviso a comparire di Silvio Berlusconi. Un atto giudiziario destinato a diventare come un libretto di Marinetti ai tempi del Futurismo, il manifesto del Puttanesimo come filosofia di vita.
Personalmente a turbarmi più dei comportamenti degli ospiti di Arcore sono quei padri che si rammaricano perchè la figlia 25enne non è la fidanzata del 70enne Berlusconi e quelle figlie che si dolgono che pur essendo state a casa del presidente del Consiglio non hanno fatto breccia nel cuore grande del premier. Che dire davanti a frasi del genere: "Magari fossi fidanzata con Berlusconi, ma purtroppo nè io nè mia sorella siamo la sua compagna... Fossi la sua fidanzata avrei risolto ogni problema economico, avrei case, palazzi, macchine, autisti, probabilmente anche un lavoro in televisione se solamente lo volessi. Berlusconi sarebbe un fidanzato eccezionale, ha conosciuto anche i miei genitori, pure loro stravedono per lui. Come me del resto" (Manuela Ferrera, ex meteorina di Rete4, in un'intervista a Daniele Bonetti su Bresciaoggi)?
Sono un moralista? No, penso che l'analisi di Michela Murgia sia azzeccata e spero, con qualche dubbio che ciò avvenga, in un nuovo potente Rinascimento.





1 commenti:

Roberto Bianchi (da Facebook) ha detto...

Condivido il tuo pezzo come sempre.
Anch'io ho letto i verbali e devo dire che se c'è una cosa che balza agli occhi è che in questa storiaccia, dal punto di vista etico, di "innocente" non c'è nessuno. Certamente non il boss che , ripeto, ...da un punto di vista etico, non è un esempio di virtù da additare ai propri figli.
Tutta la corte che lo circonda, però,non è da meno, non è fatta nè di ingenui e vittime, nè di gente che per avere il pane o il necessario sia costretta a scendere a compromessi(le proprie prestazioni una ragazza le ha tradotte in nove paia di scarpe).
Forse è opportuno ricordare che, se c'è qualcuno che compra, vuol dire che dall'altra parte c'è qualcuno che (si) vende. In questo triste copione, comunque, per quanto mi riguarda da un punto di vista etico non sono innocenti nemmeno i magistrati milanesi: andare a puttane può essere disdicevole, ma (fortunatamente) non è ancora un reato. E anche a guardarla con attenzione, la ormai famosissima rubi sembra tutto eccetto che una minorenne. La famosa definizione "il sofà del produttore" è da decenni che imperversa a descrivere un certo demi-monde di cortigiani e cortigiane così come potremmo parlare a lungo di donne entrate nella Storia proprio mediante la porta più stretta: Mata Hari, la contessa di Castiglione (le prime due che mi vengono in mente).
Oggi però la cosa che mi intriga di più è immaginare cosa stia pensando misterb in questo momento. Al di là della questione politica o di quella giudiziaria, la lettura delle telefonate deve averlo scaraventato in una solitudine tremenda, nella consapevolezza, scacciata a forza di feste e cerone, di essere soprattutto un anziano signore sul sunset boulevard lastricato d'oro ma non meno doloroso, nella percezione di essere soltanto un bancomat. E allora penso ai suoi pensieri prima di addormentarsi dopo aver smesso la divisa, il trucco e il sorriso.
E lo immagino triste e spaventato.
Dalla paura della morte.Mostra tutto