Difficile fare accademia quando di mezzo c'è il futuro di cinquemila lavoratori, molti dei quali voteranno sì con la consapevolezza che quell'accordo, rivoluzionario per le liturgie e gli assetti che scardina (Mirafiori uscirà, ad esempio, dal Contratto collettivo nazionale), è l'amaro calice per conservare un posto di lavoro da poco meno di mille euro al mese. Difficile dire dei no o dei sì dalla sedia di chi (lo ribadisce lo stesso Mucchetti) ha buste paga ben diverse da quelle di un dipendente di Mirafiori. Ieri sera ho cercato di capirne di più approfittando di un approfondimento offerto da l'Infedele, il programma che Gad Lerner su La 7. Variegato il parterre da Massimo Mucchetti a Lucia Annunziata, da Maurizio Landini (il leader della Fiom) ai sindacalisti e delegati della fabbrica torinese, da autorevoli economisti all'ex sindaco di Milano, l'imprenditore metalmeccanico ed oggi eurodeputato Gabriele Albertini.
Alla fine di tutta la discussione, però, continua a mulinarmi in testa la considerazione di Massimo Mucchetti su chi fa il maschio e chi la femmina in questa storia. Secondo me è fondamentale capire questo: perchè se salutiamo Marchionne come un innovatore, uno che è pronto a restituire competitività all'industria italiana, a scardinare tabù come le assenze per malattia (leggetevi cosa dice l'accordo in proposito), dobbiamo assolutamente comprendere ad esempio quanto in questa battaglia ci sia di impegno verso lo sviluppo dell'industria automobilista in Italia (ma c'è ancora - si diceva in tv - l'industria dell'auto nel nostro Paese?) e quanto di ammiccamento verso gli investitori, verso la Borsa, un tema sul quale, in tempi di stock options, lo stesso Mucchetti ha aperto più di un fronte parlando sul Corriere di conflitto di interessi.
Una partita difficile e complessa sulla quale un Governo che governi non può chiamarsi fuori, non può non dire cosa si può fare e cosa no, non può non cercare di capire, in una simile situazione quanto sia salutare aprire il mercato dell'auto alle manifestazioni di interesse che già sono arrivate dall'estero. Lo hanno fatto Obama e la Merkel, il governo italiano, invece, ha preferito lasciare gli operai in mezzo ad un guado che ha tutte le insidie di un ricatto.
Il giorno dell'Epifania ho visitato il nuovo Museo del '900 di Milano, allestito in piazza Duomo nei locali dell'Arengario: il percorso espositivo si apre con il quadro di Giuseppe Pellizza da Volpedo dal titolo "Il Quarto Stato". Guardavo quell'opera dipinta nel 1901 con il nome originario de "Il cammino dei lavoratori" e non ho potuto fare a meno di pensare ai cancelli di Mirafiori, immortalati in tanti servizi tv ad inizio e fine turno, e di chiedermi: dove vanno oggi i lavoratori? Dove va quel "Quarto Stato" che Marchionne sta mettendo con le spalle al muro? Quel gruppo di uomini e di donne oggi ha smesso le giacche e i cappelli di inizio '900 e ha indossato la tute blu, ma è ancora solo come se un secolo non fosse passato invano. Solo, perchè negli anni, per l'inettitudine di tanti, ha perso un garante importante di quel cammino costellatto di tante lotte, ma anche di conquiste. Un garante sempre meno autorevole con i potenti e sempre più arrogante con i piccoli. Lo Stato.
Testo integrale dell'accordo firmato a Fiat Mirafiori (da un opuscolo distribuito dalla Fiom Cgil davanti a...
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