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venerdì 14 gennaio 2011

Giornalisti "invisibili"


Copio e incollo qui una nota della Federazione nazionale della stampa che dà conto della ricerca effettuata da Lsdi (Libertà di stampa diritto all'informazione)sul mondo dei giornalisti. Emerge un mondo spesso senza garanzie, sottopagato e come tale facilmente ricattabile, con buona pace dell'indipendenza professionale e del diritto all'informazione. La ricerca è stata presentata al Congresso della Fnsi in corso a Bergamo.

Metà degli iscritti all'Ordine senza una posizione contributiva, un esercito di free-lance che dichiara meno di 5000 euro lordi l'anno, un impoverimento delle più numerose fasce di reddito intermedie a vantaggio di quelle medio-alte, un progressivo invecchiamento della popolazione giornalistica e infine una progressiva avanzata delle donne, con la persistenza di un gap di carattere economico. Sono le condizioni della professione giornalistica fotografate in una ricerca di Lsdi (Libertà di stampa diritto all'informazione) compiuta sui dati forniti da Inpgi, Ordine e Fnsi relativi al 2009. Lo studio è stato più volte citato nel corso del Congresso della Federazione della Stampa in corso a Bergamo.
GLI INVISIBILI
Su due giornalisti iscritti all'Ordine solo uno risulta attivo nella professione. O almeno è 'visibile', nel senso che è titolare di una posizione contributiva all'Inpgi, in quanto lavoratore dipendente o autonomo. Al 31 dicembre 2009, su 108.437 giornalisti ufficiali, gli 'attivi' erano 49.239: il 50,17% degli iscritti se si escludono albo speciale e stranieri, e il 45,4% se si considerano anche questi ultimi. Il lavoro dipendente è ancora maggioritario, almeno formalmente: conta infatti 26.026 giornalisti (il 52,86%), contro i 23.213 autonomi. Gli 'invisibili' sono, nella grandissima maggioranza pubblicisti: dei 62.155 pubblicisti presenti nell'Ordine solo 4.086 risultano all'Inpgi come lavoratori dipendenti e 19.626 come lavoratori autonomi.
I FREE LANCE
La ricerca evidenzia ''una vistosa spaccatura fra lavoro dipendente e lavoro autonomo, che si intreccia col
precariato dai 2,50 euro lordi a notizia e con tutto quel variegato mondo del lavoro sommerso che ruota all'esterno delle redazioni o è addirittura la base produttiva nei nuovi media''.
Nel 2009, mentre solo un lavoratore subordinato su 3 aveva un reddito annuo inferiore ai 30.000 euro lordi, più della metà degli autonomi dichiaravano un reddito annuo inferiore ai 5.000 euro.
I REDDITI
Fra il 2000 e il 2009 i redditi fra 50 a 60.000 euro sono scesi dal 10,13% al 7,77%, quelli fra 60 e 70.000 sono calati da 9,6% a 6,8% e quelli fra 70 e 80.000 euro da 7,39% a 6,24%. Mentre sono cresciuti in percentuale gli
stipendi più 'ricchi': dal 9,54% al 12,5% nella fascia da 90 a 130.000 euro e da 2,8% a 6,22% per i guadagni superiori ai 130.000 euro. Nel campo del lavoro autonomo, il 55,25% dei giornalisti iscritti dichiara complessivamente entrate sotto il 5.000 euro lordi annui, la stessa percentuale del 2000.
UNA PROFESSIONE CHE INVECCHIA
Fra i giornalisti subordinati, le posizioni relative a redattori con meno di 40 anni, che nel 2000 erano oltre la metà (il 50,67%), sono scese al 40%, mentre quelle relative a redattori con oltre 50 anni sono passate dal 17,3% del 2000 al 25,77% del 2009. Per quanto riguarda l'Inpgi2 si registra una netta diminuzione percentuale,fra il 1997 e il 2009, degli iscritti con meno di 30 anni (dal 20,2 al 12,18%) e di quelli fra i 30 e i 40 anni (dal 42,37 al 35,19%), accompagnata invece da un aumento degli iscritti fra i 40 e i 50 anni (dal 22,9 al 29,9%), di quelli fra i 50 e i 60 anni (dal 12,3 al 16,34%) e di quelli con 61 anni e oltre (dal 2,4 al 6,39%).
AVANZANO LE DONNE
Sul piano del lavoro subordinato, nel 2009 le donne erano il 40,71% - contro il 9,3% del 1975 -, ma rappresentavano il 43,02% dei rapporti di lavoro nelle fasce di reddito più basse (entro i 30.000 euro annui) e soltanto il 15,08% dei salari nelle fasce di reddito alte, sopra gli 80.000 euro annui.


Chi volesse leggere l'intera ricerca può scaricarla cliccando qui. Oppure leggerla qui sotto.

Giornalismo: il lato emerso della professione

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