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mercoledì 18 novembre 2009

Rothe Erde: operai contro nel gioco perverso del "si salvi chi può"


La Rothe Erde - Metallurgica Rossi è un'azienda di Visano (Brescia) del gruppo Thyssen Krupp specializzata nella realizzazione di cuscinetti volventi che più di un mese fa ha deciso di staccare 45 licenziamenti su circa 200 dipendenti. Una decisione unilaterale che ha scatenato la protesta e diviso gli stessi sindacati: su un fronte la Cgil, sull'altro Cisl e Uil. In mezzo i dipendenti, chiamati a combattere una guerra tra poveri (sono parole di Francesco Apostoli su Bresciaoggi). Chiamati ad affrontarsi su opposti fronti: chi vuole lavorare e chi picchetta la fabbrica per difendere quei 45 posti (che, a conti fatti, tra pensionamenti e dimissioni volontarie dovrebbero diventare una ventina, dando alla vicenda ulterori pretesti di scontro). Così ieri la tensione è arrivata alle stelle con il blitz dei dipendenti che vogliono lavorare all'interno della fabbrica (non prima di aver rischiato lo scontro fisico al quale ha contribuito una scorta di vigilantes, l'utilizzo dei quali, dopo il caso Eutelia, poteva essere risparmiato soprattutto in una situazione così tesa) e l'assedio dei colleghi del presidio fuori dalla fabbrica (con l'aggiunta di "rinforzi" arrivati dalla città per l'occasione) durato fino a notte. Quando operai e impiegati contrari al blocco hanno potuto lasciare la fabbrica sotto scorta (a proposito, viene da chiedersi: ma le forze dell'ordine non potevano risolvere la questione più rapidamente, evitando che la situazione apparisse quasi come un sequestro di persona?)
Ma cosa si sta giocando, al di là delle proteste, attorno ai cancelli della fabbrica di Visano? Forse le prove generali di un conflitto (che finirà per mettere a dura prova ancora una volta l'unità sindacale) destinato dilagare nelle tante aree di crisi di questa provincia, che rischia in pochi mesi di sacrificare centinaia di posti di lavoro tra chiusure, delocalizzazioni, ristrutturazioni selvagge e dolorose. Forse le prove generali di una congiuntura per nulla confortante e che possiamo definire, con un termine forse poco tecnico ma non per questo meno incisivo: la stagione del "si salvi chi può".



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