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martedì 17 novembre 2009

Eluana e i giornalisti: una lettera aperta


Sul caso di Eluana Englaro, la ragazza in stato vegetativo dopo un incidente, per la quale il padre aveva ottenuto dalla magistratura il permesso di interrompere ogni accanimento terapeutico alimentazione compresa, così come lei aveva più volte manifestato prima della tragedia, dobbiamo registrare un intervento dell'avvocato della famiglia. Dopo gli esiti dell'esame medico legale sull'encefalo della giovane donna, che denotano una condizione di deperimento dell'organo ormai irreversibile, il legale ha scritto una lettera aperta ai giornalisti italiani.
Un invito a ristabilire la verità dei fatti. Per tutti una riflessione che fa bene ai vivi e ridona serenità ai morti.


Lettera aperta ai giornalisti italiani


Cari Giornalisti,

come reso ormai pubblico, ma per ora senza dar troppo peso, la consulenza ritualmente disposta dalla Procura di Udine sull’encefalo di Eluana Englaro ha accertato che “per loro natura, estensione e severità le lesioni rilevate all’esame neuropatologico sono anatomicamente irreversibili”. Parole chiarissime, anche per chi non sa di medicina: quanto accertato precedentemente dai Giudici, per autorizzare l’interruzione dei trattamenti sanitari, risulta pienamente confermato, sia quanto alla situazione di stato vegetativo sia quanto alla sua irreversibilità.
Si dirà che questo potrà servire a chiudere la vicenda, finalmente. Ma non è così che questa vicenda può e deve chiudersi.
C‘è una questione scientifica ed una questione giuridica la quale è divenuta politica. E su questo terreno ciascuno continuerà a dire la sua legittima opinione, sperando che sappia trarre da quanto ormai è accertato qualche utile insegnamento.
Tuttavia, ed ancor prima, c’è una questione umana che riguarda, oltre che Eluana Englaro, il Sig. Beppino Englaro, suo padre e tutore, e quanti (i pochi) che gli sono stati vicini.
Il Sig. Englaro ha subito, contro ogni evidenza giuridica e scientifica, un terribile processo condotto nelle piazze (in quella moderna piazza che sono la stampa e la televisione), il quale si è tramutato ben presto in un vero e proprio linciaggio morale. Il Sig. Englaro ha dovuto assistere allo spegnersi della figlia udendo, intorno a sé, un gridare incessante, in cui tra altri epiteti, Egli è stato bollato come “assassino”. E la cosa più grave di tutte è che a sollevare queste grida e proferire accuse infamanti non siano state comuni persone ma ministri e parlamentari della Repubblica, altri esponenti di spicco della politica, nonché sedicenti esperti di diritto e di medicina i quali, pressoché tutti senza avere la benché minima cognizione della situazione effettiva e concreta di cui stavano parlando, hanno tranciato giudizi letteralmente imprudenti, come un uomo di scienza ed un professionista non dovrebbe mai fare.
Chi ha in mano il potere, di agire come autorità politica o scientifico-professionale, dopo aver arbitrariamente offeso il Sig. Beppino Englaro, cercherà oggi di imporre il silenzio sulle offese recate alla dignità di quest’uomo. I Giornalisti italiani hanno qui l’occasione per dar prova di coraggio civile: diano agli accertamenti reali ed obiettivi sulla situazione di Eluana Englaro la stessa importanza che hanno dato alle voci che irresponsabilmente hanno leso la dignità del suo padre e tutore. Nessun danno sarà con ciò riparato, ma noi tutti potremmo sperare di vivere in un paese che conosce libertà e giustizia.
Milano, 17 novembre 2009

prof avv. Vittorio Angiolini
ordinario di diritto costituzionale nell’Università di Milano e avvocato nei giudizi concernenti la situazione di Eluana Englaro

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