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sabato 7 novembre 2009

Aspettando il Papa: il faccia a faccia Tarantini - Trebeschi

Televisivamente parlando potrebbe essere una di quelle interviste incrociate che hanno fatto la fortuna di un programma come "Le Iene", giornalisticamente è invece un confronto serrato tra le due anime del cattolicesimo bresciano: quella rappresentato da Graziano Tarantini (classe 1960), fra i fautori delle fortune di Cl a Brescia (da questo mondo proviene l'attuale sindaco del Centro-destra della città, Adriano Paroli, e lo stesso Tarantini guida il consiglio di sorveglianza della Multiutility A2A) e quella che ha in Cesare Trebeschi (classe 1925, ex sindaco di Brescia dal '75 all'85) un rappresentante autorevole della cultura cattolico democratica di Brescia. A proporlo è Massimo Tedeschi sull'edizione odierna di Bresciaoggi che aspettando la visita di Papa Benedetto XVI di domani ha sondato le aspettative dei bresciani. Ieri era il laico Emanuele Severino a dire la sua, oggi sono Tarantini e Trebeschi a raccontarci da credenti la loro visione del cattolicesimo bresciano.
Visioni molto plurali, che ci dicono come sotto un crocefisso convivano anime apparentemente inconciliabili. E alla domanda su come giudica lo stato della chiesa bresciana le differenze sembrano divise da un solco profondo.
"Credo che sul piano pratico le istituzioni, i palazzi siano solidi, ma gli uomini di fede dovrebbero avere il coraggio il limite di possesso di questi beni. La Chiesa dovrebbe sentire quando le cose si affievoliscono per consegnarle agli altri" spiega Tarantini dando quasi l'imprensione di aspirare ad una egemonia ciellina. "Il rischio - precisa poi - è di fare tanti vuoti che danno l'idea di un museo. Se una fondazione non ha più linfa è giusto darla a chi ha energie. Se Cl cresce dovrebbero dare spazio a questa presenza".
"Nel '98 si parlò di 200 mila bresciani che avevano incontrato il Papa, stavolta se ne prevedono 50mila - va subito al sodo, invece, Trebeschi -. Ormai non c'è più solo un crollo di vocazioni, ma di religiosità. La chiesa bresciana ha subito le sue sconfitte come quella sul bonus bebè. Quella è stata una sconfitta per la chiesa di Paroli"
E il rapporto con il potere? "Io ho il potere, e uno deve sempre avere la presunzione di gestirlo meglio di un altro - spiega Tarantini -. Detto questo ne sono libero. Chi è attaccato al potere si abbruttisce. Io non voglio diventare un brutto".
"Bisognerebbe chiedersi - argomenta Trebeschi - quali siano i veri diritti umani: per me lo è la dignità della vita dalla nascita alla morte. Mi sa tanto di farisaismo la campagna contro l'aborto se non si riconosce la piena dignità di tutti i nati. Il mio sesto figlio è down e posso dire che il 90% degli amministratori che si dicono cristiani discriminano i disabili. E' stato Benedetto XVI a Praga a dire che servono politici credenti e credibili".
E al Papa cosa vorrebbero chiedere Tarantini e Trebeschi?
"No gli farei una domanda - spiega Tarantini -, gli ricorderei la prima volta che l'ho visto al Meeting, gli direi che da allora l'ho letto tutto e aggiungerei: Le tue parole, le tue promesse, non mi hanno mai tradito".
"Gli chiederei di esserci maestro di fede. Ci insegni a guardarci dalla geografia del potere. Ci auti a capire i segni dei tempi, a guardarci dallo zelo degli apostoli che allontanano i piccoli e i disturbatori: corregga il carrierismo dei figli di Zebedeo. Ci aiuti a pregare il padre nostro e se è nostro e non solo mio è padre di tutti, anche di quelli che sui barconi vorrebbero venire da noi e noi non li lasciamo, perchè le cose vogliamo tenercele tutte noi".
Amen.

P.s.: sulle anime del cattolicesimo bresciano segnalo un interesante intervento di Don Fabio Corazzina sul numero di luglio/agosto di Battaglie sociali, la rivista delle Acli Bresciane. Scarica il numero cliccando qui. L'articolo si intitola:"Niente feudi e privilegi".

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