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venerdì 29 ottobre 2010

Caso Scazzi: i giornalisti e le vergini

Sarah Scazzi
I giornalisti si riscoprono vergini. Noi giornalisti, candidi come gigli? "Ma mi faccia il piacere" direbbe Totò all'onorevole Cosimo Trombetta. Ed è la stessa esclamazione che mi è venuta leggendo le notizie pubblicate sui giornali che davano conto del mercato della notizia sulla piazza di Avetrana, dove, sulla tragica fine di Sarah Scazzi e le indagini si è sviluppato un businees a colpi di centinaia di euro. Una vera e propria caccia allo scoop prezzolato: 4 mila euro per un video di Sarah in vacanza a Roma, 8 mila per tre foto del garage nel quale è stata uccisa.
Ma chi ha denunciato lo squallido traffico? I parenti di vittima e carnefici? I magistrati e gli inquirenti, oggetto di indebite pressioni? No, i giornalisti. Ho sorriso guardando in tv la denuncia indignata del Tg2 che documentava la richiesta da parte di un consulente legale di 8 mila euro all'inviato in Puglia per le foto del garage dove si sarebbe consumato l'omicidio.  Ho sorriso perchè da sempre, soprattutto in ambito televisivo, dove sui grandi temi di cronaca nera si combatte la guerra dell'audience a colpi di scoop e di esclusive, da sempre si paga per avere certi contributi in trasmissione, così come pagano i settimanali per certi dossier e testimonianze a patto che non transitino prima sui quotidiani. E' la dura legge del mercato dell'informazione e dell' info-tainment, il programma di intrattenimento che fa appello alla cronaca e che trasforma la notizia in spettacolo così che il personaggio diventa soubrette, la trama del fatto copione. Su una storia nella quale abbiamo visto di tutto, dagli interrogatori trasformati in fiction alle registrazioni dei colloqui con i magistrati postati sui siti internet di testate tv, asistere all'indignazione di qualche giornalista sul mercato dell'indiscrezione fatto ad Avetrana mi fa solo sorridere,
L'indignazione e la denuncia sa molto di coda di paglia, profuma di falso moralismo, magari semplicemente perchè scelte editoriali della testata, spesso più improntate al budget che all'etica, hanno deciso di chiudere i cordoni della borsa. Che senso ha filmare di nascosto il consulente della difesa che propone foto a pagamento, sapendo benissimo che quello diventa il più meschino degli uomini solo perchè ci ha chiesto dei soldi che non vogliamo o possiamo dargli e non perchè viola il segreto di un indagine? Se quelle immagini fossero state concesse gratis avremmo sbandierato lo scoop ai quattro venti con buona pace del rispetto per vittime e carnefici. Per cortesia, colleghi giornalisti, non facciamo le vergini. Il mercato esiste perchè c'è qualcuno che lo alimenta e la piccola Sarah Scazzi forse non merita anche questo ulteriore festival dell'ipocrisia.

L'INCHIESTA DI REPUBBLICA TV SUL CASO

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Se manager di alto rango si fanno pagare per l'esclusiva della Herzigova in cinta 30 mila euro da Vanity Fair, non mi stupisce che in tempo di crisi qualcuno chieda 200 euro per una foto della ragazza. Forse, se nessuno comprasse, non tornerebbe la verginità ma sarebbe un valido contraccettivo