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martedì 21 giugno 2011

Giornalismo: le parole che non si dicono più

Lamberto Sechi
"Fatti separati dalle opinioni". Una massima che vale oro per un giornalismo rigoroso, al servizio del lettore e non del'editore o del politico di turno (che, talvolta, in quest'Italia zeppa di conflitti d'interesse sono la stessa cosa). Una massima che nell'era dei blog e della stampa schierata pro e contro qualcosa sembra sbiadita dal tempo, cancellata da una pratica deviata di un giornalismo militante.
«La fatica dobbiamo farla noi per non farla fare al lettore. Ciascuno di noi ha i suoi amici ma il giornale non deve avere amici. Se scrivi una cazzata oggi non sarai più credibile domani. Se da un articolo non escono le persone, non ci sarà persona interessata a leggerlo». Un concetto che nel giornalismo di oggi pare stemperato nell'incapacità di raccontare un mondo e le sue storie, presi come siamo da una realtà virtuale che ama cercare il suo profilo migliore con la complicità degli uffici stampa.
«Non si capisce, non si capisce niente, non è chiaro, hai dato troppe cose per scontate, se uno non ha letto tutte le puntate precedenti qui si perde, credi che ogni lettore conosca a memoria la tua opera omnia?». Piccole regole di un giornalismo che ha le idee chiare concetti chiave che abbiamo dimenticato troppo presto e siamo poco capaci di tramandare a chi si affaccia a questa professione spesso con la convinzione di esser nato "imparato", anche se la scuola è quella fatta sui banchi e non sperimentata per strada.
Perchè ho citato queste frasi (prese in prestito dal blog di Alessandro Gilioli "Piovono rane" su l'Espresso.it)? Perchè appartengono al ricordo di un giornalista rigoroso scomparso ieri, lunedì 20 giugno, a 89 anni. Quel giornalista si chiamava Lamberto Sechi fu il padre professionale di tante firme prestigiose del giornalismo italiano, fu l'anima di uno dei grandi settimanali italiani, "Panorama" che con quella frase "i fatti separati dalle opinioni" tracciò una linea che voleva dire rigore e serietà di una professione sempre in tempesta.
Una frase che oggi, in un mondo dove i buoni maestri sono sempre più una rarità, andrebbe stampata sul tesserino dell'Ordine, a memoria di uno stile che spesso abbiamo perso nelle frenesie quotidiane, fra le barricate di una militanza che nessuno ci ha chiesto e che spesso si trasforma in servitù.
Ci vorrebbero ancora spiriti liberi, maestri veri come Lamberto Sechi a ricordarci con quelle frasi quale sia la nostra rotta professionale. Peccato che ce ne siano sempre meno. Una razza in via d'estinzione di cui sentiremo la mancanza in questa professione in cui certe parole e certi concetti non si dicono più.

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