giovedì 9 giugno 2011
Calcio, scommesse e il pericolo mafie
Nell'estate dello scandalo del calcio - scommesse, Libera, associazione fondata da don Luigi Ciotti contro le mafie e per diffondere la cultura della legalità, torna a lanciare un interessante spunto di riflessione sul mondo del pallone e sul rischio di infiltrazioni mafiose.
Lo fa con un dossier aggiornato che raccoglie e fa opera di sintesi di una serie di spunti investigativi che negli anni hanno caratterizzato le inchieste condotte dalla magistratura italiana, indagini sulla criminalità organizzata nelle quali ha fatto capolino, ora il controllo delle scommesse, ora le mire su una società di calcio, ora la spinta su questo o quel giocatore, giovane, talentuoso e da promozionare, ora la gestione della rete del doping. Un fenomeno che attraversa il calcio ad ogni latitudine e in ogni categoria, un fenomeno che ha un unico scopo, fare denaro, riciclare soldi sporchi, utilizzare metodi mafiosi per "raccomandare" nuovi talenti e addomesticare partite.
Il tutto su un sistema assetato di soldi e fragile al punto da essere particolarmente permeabile all'ingresso di capitali di dubbia provenienza (sul punto non c'è bisogno di scomodare la criminalità organizzata, bastano gli avventurieri nostrani, capaci di penare in grande, ma, in un'ultima istanza, dispensatori di dissesti). Un binomio che fa del calcio un mondo sul quale dovrebbero concentrarsi con maggiore incisività le attenzioni degli organi di controllo.
"Oggi i clan - osservano a Libera - guardano al mondo del calcio, controllano il calcio scommesse, condizionano le partite, usano il calcio per cimentare legami della politica, riciclano soldi. Le inchieste della magistratura, le intercettazioni telefoniche, la cronaca quotidiana dimostrano come anche nel football è presente un alfabeto dell'illegalità tutto italiano, con pertinenze anche straniere: 'ndrangheta, camorra, cosa nostra, sacra corona unita e mafia tutte attive ed operative nel corrompere quella che sembrava apparentemente un'isola felice e che viene interpretata come un enorme affare. E oggi piu' che mai gestiscono il calcio scommesse, condizionano le partite, usano lo sport per cementare legami della politica, riciclano soldi. E' necessario rompere i silenzi, avere il coraggio della denuncia seria e documentata ricordando le tante piccole squadre e realtà locali che non hanno perso la trasparenza e la lealtà nel loro agire quotidiano. Le mafie usano il calcio giovanile per arruolare nuova manovalanza. Possedere una squadra di calcio rappresenta in tante realtà un fiore all'occhiello, una testimonianza di prestigio e soprattutto strumento di controllo del territorio".
In questa ennesima estate tribolata del calcio italiano, quindi, la lettura del dossier di Libera rappresenta uno spunto di riflessione che non va lasciato cadere nel vuoto, una base di partenza per dare al mondo del calcio quella trasparenza gestionale e quella permeabilità alla criminalità organizzata che altri settori della nostra economia hanno saputo costruire negli anni.
La mafia nel pallone
Lo fa con un dossier aggiornato che raccoglie e fa opera di sintesi di una serie di spunti investigativi che negli anni hanno caratterizzato le inchieste condotte dalla magistratura italiana, indagini sulla criminalità organizzata nelle quali ha fatto capolino, ora il controllo delle scommesse, ora le mire su una società di calcio, ora la spinta su questo o quel giocatore, giovane, talentuoso e da promozionare, ora la gestione della rete del doping. Un fenomeno che attraversa il calcio ad ogni latitudine e in ogni categoria, un fenomeno che ha un unico scopo, fare denaro, riciclare soldi sporchi, utilizzare metodi mafiosi per "raccomandare" nuovi talenti e addomesticare partite.
Il tutto su un sistema assetato di soldi e fragile al punto da essere particolarmente permeabile all'ingresso di capitali di dubbia provenienza (sul punto non c'è bisogno di scomodare la criminalità organizzata, bastano gli avventurieri nostrani, capaci di penare in grande, ma, in un'ultima istanza, dispensatori di dissesti). Un binomio che fa del calcio un mondo sul quale dovrebbero concentrarsi con maggiore incisività le attenzioni degli organi di controllo.
"Oggi i clan - osservano a Libera - guardano al mondo del calcio, controllano il calcio scommesse, condizionano le partite, usano il calcio per cimentare legami della politica, riciclano soldi. Le inchieste della magistratura, le intercettazioni telefoniche, la cronaca quotidiana dimostrano come anche nel football è presente un alfabeto dell'illegalità tutto italiano, con pertinenze anche straniere: 'ndrangheta, camorra, cosa nostra, sacra corona unita e mafia tutte attive ed operative nel corrompere quella che sembrava apparentemente un'isola felice e che viene interpretata come un enorme affare. E oggi piu' che mai gestiscono il calcio scommesse, condizionano le partite, usano lo sport per cementare legami della politica, riciclano soldi. E' necessario rompere i silenzi, avere il coraggio della denuncia seria e documentata ricordando le tante piccole squadre e realtà locali che non hanno perso la trasparenza e la lealtà nel loro agire quotidiano. Le mafie usano il calcio giovanile per arruolare nuova manovalanza. Possedere una squadra di calcio rappresenta in tante realtà un fiore all'occhiello, una testimonianza di prestigio e soprattutto strumento di controllo del territorio".
In questa ennesima estate tribolata del calcio italiano, quindi, la lettura del dossier di Libera rappresenta uno spunto di riflessione che non va lasciato cadere nel vuoto, una base di partenza per dare al mondo del calcio quella trasparenza gestionale e quella permeabilità alla criminalità organizzata che altri settori della nostra economia hanno saputo costruire negli anni.
La mafia nel pallone
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