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lunedì 18 luglio 2011

La quotidianità e le lezioni alla politica

Talvolta la quotidianità aiuta a capire anche la politica: cosa non va e a cosa dovrebbe servire. Ecco il racconto di una giornata (venerdì scorso, per l'esattezza) che mi ha aiutato a capire alcune cose.

Scena prima: edicola del paese nel giorno di mercato. Una signora chiede una copia di Libero: "ho sentito di quelle cose alla tv, che voglio documentarmi voglio leggere, sono arrabbiata, molto arrabbiata" spiega ad alta voce al giovane edicolante. La sua esternazione fa subito breccia nei clienti dell'edicola, il tema è chiaro, la manovra finanziaria e il fatto che si sia tassato tutto fuorchè i costi della politica. "Per loro niente tagli, è uno schifo" dicono all'unisono, mentre la signora con Libero in mano ha il piglio del capopopolo. Morale: se una potenziale elettrice di centro destra (almeno a giudicare le sue letture quotidiane) la pensa così se fossi il governo inizierei a preoccuparmi e se fossi un politico italiano (al di là dello schieramento) proverei a stare un po' tra la gente per capire quanto sia profondo il solco tra il paese amministrato da Montecitorio e quello reale, tra la "Casta" e il popolo.

Scena seconda: festa del Pd nella Bassa bresciana. Una festa silenziosa e mesta, senza orchestra e con le bandiere a lutto. E' morto Gianni Alghisi, un militante storico della politica del paese, un autista di pullman ormai in pensione che ha attraversato la sinistra (dal Pci al Pd) in tutte le sue evoluzioni, ma senza risparmio: consigliere comunale, sindacalista, leader dei pensionati, animatore e uomo-macchina di tante feste dell'Unità. Se l'è portato via in mattinata un incidente stradale, forse propiziato da un malore, banale nella dinamica ma devastante nelle conseguenze. La festa e la sinistra del paese piangono ora un uomo semplice, ma che aveva saputo costruire tante cose stando in mezzo alla gente. In paese lo conoscono tutti, lo conoscono soprattutto per essere stato il presidente di una cooperativa edilizia che negli anni '70 aveva dato una casa a decine e decine di famiglie di operai, una casa in edilizia convenzionata che aveva portato sicurezza e serenità in tante persone, che ora piangono Gianni a prescindere da cosa scelgano nell'urna. Piangono l'uomo che aveva saputo interpretare i bisogni della gente, semplicemente, senza consulenze, senza studi di settore, navigando nella vita. Quella cooperativa si chiamava la Speranza, come il sentimento che animava in quegli anni la politica.

Cosa mi resta di questa giornata iniziata davanti all'edicola e chiusa in una festa di partito dedicata al ricordo?
Mi resta il rimpianto per una politica semplice, che sapeva declinare in positivo termini come  speranza e interpretare senza remore i bisogni di tutti. Mi resta il disgusto e la tristezza per la politica di oggi che non riesce più ad interpretare nulla che non sia l'interesse di pochi.

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