da www.messaggero.it |
Bossi sarà anche in canottiera in questa estate 2011, ma lo spettacolo triste di questo agosto afoso e bizzarro è che noi siamo in mutande e c'è qualche rischio che ci tolgano anche quelle nell'indifferenza di una classe politica che fatica a fare un ragionamento complessivo su un paese che ha bisogno di rigore e sviluppo, di sicurezza e speranze. La manovra sembra colpire i soliti che già danno tanto e difettare di equità come se nessuno capisca quale sia il mondo reale. Un esempio: si parla di abolire le pensioni di anzianità, ma qualcuno si è mai chiesto quanti anni di lavoro dovrà fare un operaio o un muratore che ha iniziato a faticare subito dopo la scuola dell'obbligo? Fatti due calcoli avremo casi di gente che si avvicinerà ai 50 anni di contribuzione, in lavori non proprio rilassanti. E' giusto?
A quale principio di equità poi faremo appello giustificando questa scelta davanti a piani industriali (ad esempio nel settore del credito) che mandano in pensione dipendenti a poco più di 55 anni di età, per non parlare di prepensionamenti a 48, 50 anni giustificati da stati di crisi spesso indotti artificialmente per rimettere in riga costi del lavoro troppo borderline?
A quale principio di equità faremo appello davanti a parlamentari che con 10 anni di attività politica lucrano un vitalizio di 3 mila euro o, se in carica per una sola legislatura, si assicurano comunque un assegno di duemila euro (pensione che la maggior parte degli italiani non vede nemmeno dopo 35 anni di fabbrica)?
Non basta una canottiera per avvicinare la politica alla gente, perchè ormai se la politica è in canottiera gli elettori sono letteralmente in mutande, aspettando ormai da troppo tempo di vedere tutti contribuire, in proporzione al proprio reddito come vuole la Costituzione, alla vita e al benessere di questo Paese. In base a quale principio di equità la manovra non contiene misure serie e drastiche per battere l'evasione fiscale (diminuendo ulteriormente gli obblighi di tracciabilità, rendendo non solo impossibile, ma anche poco conveniente il nero)? Perchè si continua a far finta di nulla davanti a redditi troppo irrisori per essere veri? Il ministro-commercialista Giulio Tremonti forse dovrebbe farsi domande come queste per acquistare credibilità.
In quest'Italia c'è, insomma, qualcuno che rischia di pagare tutto anche per i furbi e chi continua a far finta di nulla. Questi ultimi saranno pure in canottiera, ma gli altri rischiano di non avere più nemmeno le mutande.