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giovedì 10 settembre 2009

Scuola, riforme e "nativi digitali"


Un recente articolo su l'Espresso, attingendo al Rapporto sulla scuola 2009 della Fondazione Agnelli (una anticipazione del rapporto in coda a questo post), fa alcune considerazioni interessanti sull'istruzione nel nostro paese finendo per concludere che migliorare la scuola italiana si può e si deve, perchè se arretra la scuola, va in declino un intero paese. E come succede spesso in Italia quella che viene spacciata per una riforma è un'altra cosa: la rivoluzione può attendere se bisogna far quadrare i conti; il dibattito sull'innovazione è solo virtuale se l'unica logica è quella di tagliare: i posti di lavoro di chi è precario e l'entuasiasmo (almeno quello residuale) di chi resta in cattedra.
Eppure basta poco - dicono gli esperti - per una nuova scuola, per una realtà che dia una formazione vera a questi studenti che vengono definiti dall'Espresso (mi sembra più che azzeccato il termine) "nativi digitali" e come tali vanno ascoltati e accuditi. Limitarsi a constatare senza intervenire di conseguenza che la preparazione media di un 15enne italiano in lettura, matematica e scienze naviga tra il 26esimo e il 29esimo posto al mondo (spesso dopo Macao, Corea e Polonia) o osservare come ad una istruzione elementare fra le migliori al mondo faccia da contraltare una scuola secondaria di primo grado da paese dei balocchi ("E' la scuola media il vero buco nero - spiega l'analisi dell'Espresso -: entrano piccoli scienziati motivati e curiosi ed escono somari svogliati") è da suicidio generazionale per un paese civile.
Eppure basta poco per domare questa generazione di nativi digitali: basta forse parlare più il loro linguaggio e meno quello delle circolari ministeriali. Un linguaggio che si abbevera a Internet, alla rete e a tutto quanto ci gira attorno.
Un mondo sconfinato, ma chi sta in cattedra spesso ne vede solo le derive più deleterie. Internet non è esclusivamente l'apoteosi del "copia e incolla" per le ricerche (basta bandire il principio all'origine con una chiarezza che non lasci spazio a fraintendimenti), ma un archivio che, con i giusti strumenti di discernimento per separare il grano dall'olio, ha potenzialità inimmaginabili fino a qualche anno fa. Che c'è di meglio che studiare la Germania con le immagini (tratte dai tg dell'epoca) del muro di Berlino che crolla sotto i picconi della gente dell'est?
You tube non è solo il luogo dove i vandali - studenti postano le prove delle loro bravate nei bagni e nelle classi di mezza Italia, ma anche il cinema virtuale dove mio figlio ha ascoltato (filmato tratto da una trasmissione Rai) dalla sua viva voce Primo Levi raccontare le emozioni provate tornando nel campo di concentramento che aveva isprirato il suo "Se questo è un uomo". Un libro che mio figlio ha letto per le vacanze di seconda media. Una lettura faticosa costellata di ostacoli in termini linguistici e di inquadramento storico. Anche perchè nessuno gli ha ancora spiegato a scuola la Seconda guerra mondiale e la tragedia umana che l'ha accompagnata.... Ma questa è un'altra storia, un'altra di quelle storture che ci lanciano verso il declino, confermando sul campo tutte le perplessità di cui sopra sulla qualità delle scuole medie italiane.

RAPPORTO SULLA SCUOLA 2009

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